E se il Letta bis venisse appoggiato da parte del M5S?
E se il Letta bis venisse appoggiato da parte del M5S?
Nelle ultime settimane la situazione politica è rapidamente precipitata. I rapporti tra le forze della maggioranza, infatti, si sono ulteriormente incrinati a causa di forti dissidi su due punti: il voto sulla decadenza da senatore di Silvio Berlusconi e lo spinosissimo rebus Imu. Entrambe le questioni vedono una forte contrapposizione tra il Pdl, che vuole garantire a tutti i costi “l’agibilità politica” al proprio leader e insiste per l’abolizione totale della tassa sulla prima casa, e il Pd, deciso invece a votare per la decadenza di Berlusconi e favorevole solamente ad un’abolizione parziale dell’Imu, mantenendola per i redditi più elevati. Di conseguenza, il governo guidato da Enrico Letta non è mai stato così debole. Ed ecco perché, sulla stampa degli ultimi giorni, si fa un gran parlare di un Letta bis, nel caso in cui il Pdl decidesse davvero di sfiduciare l’esecutivo attuale in reazione all’eventuale voto favorevole del Pd alla decadenza di Berlusconi.
Ma quanti sarebbero i senatori (alla Camera il governo non ha problemi di numeri,data la larga maggioranza dem) delle altre forze politiche disposti a proseguire l’esperienza Letta? E in quali partiti? Al Senato servono 21 unità per arrivare alla fatidica quota 159 (maggioranza assoluta), dato che Partito democratico e Scelta Civica contano 138 esponenti.
Il problema è dove trovarli. Dando per scontato il no di Pdl, Lega Nord e Sel, restano sul tavolo le opzioni Gal (Grandi Autonomie e Libertà, gruppo di centrodestra costituito da esponenti di Pdl, Lega, Mpa e Grande Sud, che però conta solo 10 senatori) e soprattutto Movimento 5 Stelle che, invece, annovera ben 50 rappresentati. Non sarà facile però fare campagna acquisiti dentro il gruppo grillino: basta leggere gli interventi di Messora e Grillo dei giorni scorsi per comprendere che la linea del movimento è quantomai oltranzista nel non concedere nulla all’esecutivo in carica e nel chiedere un immediato ritorno alle urne. Eppure.
Nei giorni scorsi ha fatto discutere un’intervista, rilasciata a Repubblica, dell’ex portavoce di Pierluigi Bersani e deputata Pd Alessandra Moretti, che avrebbe paventato l’ipotesi di 30 senatori pentastellati disposti a mollare Grillo e Casaleggio per formare una nuova maggioranza col Pd, scongiurando nuove elezioni. “Un conto è Grillo, un conto i parlamentari del Movimento. Ce ne sono diversi in sofferenza e che sarebbero pronti ad andare nel gruppo Misto. Al Senato almeno una trentina su circa 50″, queste le dichiarazioni della Moretti.
Rivelazioni prontamente smentite dal vicepresidente della Camera, il grillino Luigi Di Maio, che boccia senza appello un Letta bis, invitando, piuttosto, il Presidente della Repubblica ad affidare il mandato di governo proprio al M5S:”Confido che Napolitano farà la scelta saggia di far fare una nuova legge elettorale e poi sciogliere le camere. Ma se non volesse percorrere questa strada, noi siamo pronti a ricevere un mandato esplorativo per un governo nostro che trovi una maggioranza trasversale su cinque punti, a partire dalla nuova legge elettorale, per proseguire con reddito di cittadinanza, abolizione Irap, conflitto di interessi, taglio di spese come gli F35. Realizzati questi punti, si dovrebbe tornare a votare”.
Al di là dell’ovvia smentita di Di Maio, è palese la sofferenza presente tra le fila grilline, sofferenza che già si era palesata qualche mese fa di fronte al no di Grillo ad un governo Bersani e che poi sfociò nelle espulsioni dei senatori Marino Mastrangeli e Adele Gambaro. E’ chiara, dunque, la presenza di qualche dissidente nei gruppi parlamentari dei 5 stelle. Tuttavia, da qui a ritenere reali i numeri citati dalla Moretti, ce ne corre.