“Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”. Eccole lì, quelle quattro paroline magiche che Domenico Scilipoti ripete come fossero un mantra, ogni qual volta le sue ‘valutazioni’ politiche vengono mandate sul banco degli imputati.
Non sono parole sue, ovviamente, ma dell’articolo 67 della Costituzione: divieto di mandato imperativo, ossia la garanzia di libertà dei parlamentari dai partiti politici che li hanno candidati. Inutile nasconderci: Scilipoti ci ha costruito una carriera sopra.
L’ex Italia dei Valori, passato alla storia per aver salvato il governo Berlusconi svestendo la casacca del partito di Di Pietro e creando l’ormai celebre gruppo dei ‘Responsabili’, è tornato alla ribalta in questi caldi giorni di fine agosto: il Cav sembra pronto allo strappo definitivo, le borse tremano, il governo Letta è sempre più appeso a un filo. Ed ecco salire in cattedra il ‘Re dei Peones’, pronto ad un nuovo salto, forse.
Interrogato da Luca Sappino per l’Espresso su un’eventuale disponibilità ad entrare in un Letta-bis (senza il Pdl), il senatore tergiversa: “Perché mi debbo porre questa domanda? Lavoriamo per far più forte l’Italia. Poi si vedrà. Confido nella saggezza dei segretari e dei leader: loro hanno responsabilità più grandi della mia, io sono un semplice senatore”. Fin qui nulla di nuovo: parole di circostanza o poco più.
Ma ecco il varco, l’apertura, e l’eco delle quattro paroline: “Senza riforma elettorale e senza grandi riforme, andare al voto non cambierebbe niente. Serve invece la Politica con P maiuscola – confessa l’ex IdV –. Per questo ogni parlamentare ha a disposizione l’articolo 67 per fare buon uso del proprio mandato: spero che il Signore ci illumini tutti”.
Più macchietta che politico, tanto da entrare anche nei testi di alcuni rapper emergenti (vedi Fedez), Domenico Scilipoti intervistato oggi da Alfio Sciacca del Corriere della Sera si autodefinisce ‘falco responsabile’, demolendo così in un lampo l’atavica spaccatura interna alla formazione berlusconiana: “Non parlerei di divisione tra falchi e colombe. Nel Pdl, così come in tanti altri partiti, esiste una dialettica, a volte molto aspra: ho visto però sempre buonsenso. Certo, c’è chi preme sull’acceleratore, guardando al solo interesse personale…”.
Ma il rischio di essere vicini alla fine delle larghe intese è reale? “La crisi un conto è dirla, un conto è farla. E’ prematuro parlarne, bisogna capire cosa succederà”. Per il senatore, bisogna tirare dritti: “Il senso di responsabilità porta tutti a cercare il modo di andare avanti, non di fermarci. Letta? Qualcosa ha fatto, qualcosa deve ancora fare, si stanno cercando delle risposte”.
Ma nella malaugurata ipotesi che il governo cada, Domenico Scilipoti cosa farà?: “Ognuno di noi deve agire nell’interesse del Paese. C’è sempre l’articolo 67”.