Oltre Dublino: il nuovo patto europeo sulla migrazione e l’asilo

Pubblicato il 26 Settembre 2020 alle 09:59 Autore: Alessandra Carraro

La Commissione europea ha presentato il nuovo patto sulla migrazione e l’asilo, che delinea una gestione dei flussi migratori non più individuale, ma europea. Secondo la Presidente Ursula von der Leyen il documento costituisce un giusto compromesso tra solidarietà e responsabilità.

La CE aveva già annunciato l’intenzione di rivedere i meccanismi di Dublino, ma la questione era passata in secondo piano con lo scoppio della pandemia. Durante il suo discorso sullo Stato dell’Unione dello scorso 16 settembre, la Presidente dell’esecutivo comunitario ha ribadito l’urgenza di superare l’attuale sistema di accoglienza, anche alla luce dell’incendio al sovraffollato campo di Moria.

I contenuti della proposta

Il primo obiettivo della proposta della Commissione è creare procedure affidabili, rapide ed efficienti. L’inedita gestione integrata della frontiera permetterà di effettuare accertamenti preliminari all’ingresso: al rilevamento delle impronte digitali si aggiungeranno controlli sanitari e di sicurezza, e tutti i dettagli saranno inseriti nella banca dati Eurodac. I controlli iniziali dovranno avere una durata massima di cinque giorni. Nel giro di 12 settimane, invece, sarà necessario prendere una decisione sull’eventuale rimpatrio.

Il secondo pilastro contenuto nel patto è l’equa ripartizione degli oneri. “Non è più in questione la possibilità di supportare la politica migratoria comune o meno, ma di come farlo”, ha detto von der Leyen. Tutti gli Stati Membri dovranno contribuire alla stabilizzazione e al funzionamento del sistema, venendo in aiuto ai paesi più esposti ai flussi. Si propone dunque un piano di contributi flessibili: gli Stati potranno scegliere se accogliere i migranti, facilitarne il ricollocamento in altri paesi europei, organizzarne il rimpatrio o impegnarsi in altre forme di supporto logistico. Il nuovo sistema si baserebbe inizialmente su cooperazione volontaria, ma verrebbero richiesti contributi più rigorosi nei momenti di maggiore pressione.

C’è poi un terzo elemento che riguarda la collaborazione con gli Stati terzi. L’Europa stringerà accordi ad hoc per una gestione comune di fenomeni come il traffico dei migranti e la creazione di corridoi legali di ingresso. A partire dal 1° gennaio 2021 è anche prevista l’attivazione del corpo permanente della guardia di frontiera e costiera europea per fornire sostegno dove necessario.

Le reazioni

Il Parlamento europeo e il Consiglio dovranno ora esaminare la proposta dell’esecutivo comunitario, apportare eventuali modifiche e infine votarla. Dovranno anche adottare le leggi necessarie alla sua completa realizzazione. La Commissione ha chiesto che i co-legislatori agiscano entro la fine dell’anno soprattutto sui temi più urgenti, come la creazione della nuova Agenzia UE per l’asilo, che dovrà monitorare il rispetto dei diritti umani e il potenziamento del database Eurodac.

Il primo grande rifiuto della proposta della CE è arrivato dai paesi di Visegrád. “L’approccio di base resta lo stesso: l’Ue vorrebbe gestire le migrazioni, non fermare i migranti”, ha detto Viktor Orbán. Anche il Primo Ministro della Slovenia Janez Janša ha cinguettato la sua opposizione: “Chiunque immagini di poter costringere altri ad accettare migranti illegali, mi aspetto che prima ne accetti almeno due nella sua grande casa o villa”.

La maggioranza dei gruppi politici al Parlamento europeo sostiene che il nuovo patto sia insufficiente. Da sinistra arrivano richieste di rendere il sistema di ricollocamenti obbligatorio, mentre da destra lamentano la scarsa fermezza nel combattere l’immigrazione clandestina.

 

L'autore: Alessandra Carraro