Sentenza Mediaset, ecco le motivazioni della condanna:” Berlusconi mente del sistema illecito”
Non solo beneficiario finale ma vero “ideatore del meccanismo illecito”. Sono durissime e inequivocabili le parole contenute nella spiegazione della decisione dei giudici del Palazzaccio che lo scorso primo di agosto hanno ritenuto Berlusconi colpevole di aver frodato il fisco per più di 7 milioni di euro negli anni 2002 e 2003, quando sedeva a Palazzo Chigi alla guida del governo.
A meno di un mese di distanza dalla lettura del dispositivo della sentenza che potrebbe cambiare la storia politica italiana, i giudici della suprema Corte di Cassazione hanno, dunque, emesso le motivazioni della condanna a 4 anni per il reato di frode fiscale nei confronti dell’ex presidente del Consiglio. Nelle 181 pagine della motivazione, firmata da tutti i componenti del collegio giudicante, la ricostruzione, in buona sostanza coincidente con il quadro tratteggiato dalla pubblica accusa milanese e dal procuratore generale in terzo grado, delle modalità con le quali l’azienda del Biscione ha truffato l’erario statale. Secondo i giudici della sezione feriale della Cassazione Berlusconi, in qualità di proprietario della galassia Fininvest, è configurabile come l’organizzatore del sistema illegale che ha permesso “la costituzione di fondi neri occultati al fisco italiano, garantendo la possibilità di mantenere e alimentare illecitamente disponibilità patrimoniali estere, conti correnti intestati ad altre società che erano a loro volta riconducibili a fiduciarie di Berlusconi.” Per gli alti togati il leader del Pdl era, pertanto, non solo a conoscenza delle operazioni di sovraffaturazione dei prezzi dei film acquistati dalle reti Mediaset realizzate dai manager di Segrate ma fu la vera mente del “colossale sistema evasivo”.
Smontata dai giudici anche la tesi – perorata nel dibattimento dal collegio difensivo di Berlusconi -secondo la quale l’ex capo del governo sarebbe stato la vittima di una gigantesca truffa ordita ai suoi danni, non potendo egli essere a conoscenza delle scelte aziendali prese dagli alti dirigenti del gruppo.
Tale ipotesi viene definita “inverosimile” nelle motivazioni rese pubbliche questa mattina, sia perché “non risulta mai essere stata presentata alcuna denuncia” nei confronti di manager e dipendenti dell’azienda sia perché i “personaggi scelti dallo stesso Cavaliere sono stati mantenuti nel corso degli anni in posizioni strategiche nell’organigramma interno al gruppo.”
Da capire adesso come queste pesanti motivazioni potranno influenzare il dibattito in corso sul l’eventuale decadenza dallo scranno senatoriale di Berlusconi in vista del cruciale appuntamento del prossimo 9 settembre quando la giunta per le immunità e le elezioni di Palazzo Madama si riunirà per decidere e votare sull’applicazione della legge anti-corruzione firmata dall’ex Guardasigilli Severino che prevede la decadenza immediata e l’incandidabilità per sei anni per i condannati in via definitiva a pene superiori ai due anni. La corte d’Appello di Milano si dovrà, invece, pronunciare sul ricalcolo della pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici per il condannato Berlusconi dopoché questa parte della sentenza è stata annullata e rinviata ai giudici di secondo grado dalla Cassazione.