Notizie da un paese occupato: il Centrafrica
Da un giovane centrafricano che è rientrato nel suo paese ho ricevuto notizie dal Centrafrica. Si tratta di un messaggio di posta elettronica che ho opportunamente ripulito di tutti i riferimenti personali e che ho pensato di riportare quasi integralmente su questo blog.
“…E così rieccomi in Repubblica Centrafricana. Certo di situazioni difficili ne ha passate questo paese ma questa proprio passa i limiti. Che impressione mi ha fatto attraversare il paese da sud a nord-est e vedere all’inizio e all’uscita dei centri più importanti militari stranieri armati e minacciosi che fanno scendere i passeggeri dai camion, li perquisiscono uno a uno e fanno pagare loro, abusivamente, la tassa di passaggio: un cittadino che non è più libero di circolare nel proprio paese perché degli stranieri con la forza e la violenza lo ostacolano e minacciano; fa impressione e indignazione. …Appena arrivato ho ricevuto l’accoglienza calorosa della gente che allo stesso tempo mostra nel volto e nelle parole smarrimento e indignazione…mi hanno raccontato che un po’ di tempo fa in un villaggio vicino i ribelli, quasi tutti stranieri, si sono installati tra mille violenze. La gente ad un certo punto si è ribellata e nei disordini che ne sono scaturiti sono rimasti uccisi due giovani che si erano schierati con i Seleka. Questi ultimi si sono subito presi la loro vendetta. Sono tornati e hanno ucciso un buon numero di persone, in particolare cristiani, e li hanno buttati nelle latrine, nei pozzi dell’acqua o fatti coprire solo con un piccolo strato di terra. Così ora questi corpi in putrefazione emanano un odore irrespirabile. La gente è fuggita nei campi e i ribelli hanno fatto razzia, portando via tutto quello che potevano…”
Ecco. Si tratta di notizie che non riceveremo. Notizie di cui il sistema mondiale dell’informazione si disinteressa fino a quando non verrà coinvolta direttamente qualche grande potenza. Si tratta di notizie di un paese occupato, nel quale si giocano conflitti enormi sul controllo delle risorse e sulla sua collocazione geo-strategica nel continente. In questo caso gli interessati non esitano, come sempre, a mettere in campo bambini soldato, giovani che non hanno altre chances nella vita. Non esitano a fare circolare armi in grandi quantità. E non esitano a mobilitare forze e uomini dai paese vicini, destabilizzando tutta l’area. Non solo: usano anche la religione che negli ultimi anni in Africa è diventata uno dei maggiori pretesti per contendersi ricchezze e influenza politica ed economica in tutto il continente.
Il Centrafrica oggi è un paese instabile. Seleka, la coalizione di ribelli che ha rovesciato, con il consenso tacito della Francia, il dittatore filo-francese Bozizè, è un guazzabuglio di forze anche in forte contrasto tra loro, ognuna con il proprio padrino esterno. Infatti i ribelli armati di Seleka sono in gran parte stranieri del Ciad e del Sudan. In tutto questo ci sono gli interessi minerari del Sudafrica e degli altri paesi emergenti, e l’Europa, Francia in prima linea, che non vuole perdere posizioni.
Chi paga sono i centrafricani, come si capisce dalle toccanti parole di questo amico che rientra nel paese.