Renzi: “Se divento segretario, rottamo le correnti”
L’estate, invece, è stata dominata da due domande: quanto dura il governo e che fine farà Berlusconi.
Se sul governo Renzi ripete cose già dette (“Il problema non è quanto dura, ma cosa fa, se risponde alle esigenze degli italiani”), sul Cavaliere parla in modo netto.
“Smettiamo di parlarne – dice fermamente – in un altro paese se ne sarebbe già andato: non giudichiamo chi lo ha votato in 20 anni, ma lasciamo che giudichino loro se hanno avuto quello che si aspettavano”.
Sparge un briciolo di ironia, il sindaco fiorentino, quando dice che “l’unica promessa mantenuta dal Pdl, l’Imu, gliel’abbiamo fatta mantenere noi”, ma è solo l’anticamera del primo affondo durissimo alla precedente dirigenza democratica: “L’unico modo per non accogliere le loro promesse era vincere le elezioni, in democrazia non si deve temere di chiedere il voto degli altri, noi non l’abbiamo chiesto. Chi è convinto della sua identità non mette paletti e si confronta con gli altri”.
Se è tempo che il Pd, invece che alle promesse elettorali altrui, pensi alle sue, per Renzi si dovrebbe partire dall’eguaglianza (“Pensate alle pensioni d’oro!”) e dalla legge elettorale: “E’ mai possibile che con questa non si sappia chi vince? Prendiamoci quella dei sindaci, piuttosto!”
Certo, il problema dell’Italia era e resta la crisi, ma non solo quella economica: “Il risparmio privato e beni pubblici insieme sono quattro volte il debito pubblico. La vera crisi è educativa, etica, non ci riconosciamo più”. La ricetta, per Renzi, è ripartire dalla scuola, “Smettiamo di umiliare gli insegnanti, ripartiamo dal merito e ricordiamo che la scuola serve a formare un cittadino prima che un lavoratore”.
Va cambiata anche la politica del lavoro (“Il 41% degli svedesi che vanno al centro per l’impiego trova lavoro, in Italia il 3%, all’estero si investe lì mentre noi tagliamo le risorse”), così come il welfare, agendo su quella larga parte di Italiani privi di garanzie e tutele sindacali. “Il Pd è il primo partito tra pensionati e dipendenti pubblici, mentre tra i disoccupati, gli operai e i disoccupati siamo il terzo partito, tra gli studenti ci supera il M5S – denuncia Renzi -. Vogliamo cambiare noi stessi o stare alla finestra?”
Il primo cambiamento, però, deve riguardare il Pd: i colpi più ficcanti arrivano qui. “Caro Epifani, se vogliamo chiamarci Pd, accettiamo l’idea che si rispettano le regole: da statuto entro il 7 novembre va fatto il congresso e non è una questione di principio. Chiediamo agli altri di rispettare le sentenze e noi al nostro interno non rispettiamo le scadenze?“
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