Immigrazione (Cie) Cecile Kyenge “Governo riflette su utilità Cie”
Immigrazione (Cie), dalla Sicilia torna a parlarne il ministro per l’integrazione Cécile Kyenge.
L’esponente del governo Letta ha dichiarato che “il governo ha avviato una riflessione sui Cie* per valutare condizioni e utilità delle strutture”.
Il ministro per l’Integrazione Cécile Kyenge, intervenendo ad Erice ad una manifestazione della Cgil, ha spiegato che “il modo migliore per fare una riforma è quella della condivisione e della partecipazione dal basso, coinvolgendo tutti gli attori e le istituzioni, ma anche ascoltando chi la pensa diversamente da noi”.
Secondo Kyenge: “non è la ministra a dettare un modello: questo deve essere frutto di un confronto”. Anche perché ha aggiunto l’immigrazione “non è solo emergenza e l’Italia è chiamata ad attuare una politica che dimostri che con una buona gestione può essere una risorsa”. Il ministro ha annunciato che domani pomeriggio visitera’ il Cie di Trapani Milo, teatro, anche recentemente, di rivolte e tentativi di fuga.
*CIE – CENTRI DI IDENTIFICAZIONE ED ESPULSIONE
I centri di identificazione ed espulsione (CIE), prima denominati centri di permanenza temporanea (CPT), sono strutture previste dalla legge italiana istituite per trattenere gli stranieri “sottoposti a provvedimenti di espulsione e o di respingimento con accompagnamento coattivo alla frontiera” nel caso in cui il provvedimento non sia immediatamente eseguibile. Essi sono stati istituiti in ottemperanza a quanto disposto all’articolo 12 della legge Turco-Napolitano (L. 40/1998)[1]
Poiché essi hanno la funzione di consentire accertamenti sull’identità di persone trattenute in vista di una possibile espulsione, ovvero di trattenere persone in attesa di un’espulsione certa, il loro senso politico si traccia in relazione all’apparato legislativo sull’immigrazione nella sua interezza.
Nell’ordinamento italiano i CIE costituiscono una grande novità: prima non era mai stata prevista la detenzione di individui se non a seguito della violazione di norme penali. A tutt’oggi i soggetti prigionieri nei CIE non sono considerati detenuti, e di norma vengono eufemisticamente definiti ospiti della struttura. Questa anomalia, oltre alla violazione di norme umanitarie, ha provocato aspre critiche nei confronti dei centri.