Dal Blog: Il populismo e i senatori a vita
Tristemente vero:
Giorgio Napolitano ha da poco nominato quattro nuovi Senatori a vita (Claudio Abbado, Elena Cattaneo, Renzo Piano, Carlo Rubbia) e in men che non si dica il popolo del web si è scatenato contro questi illustri personaggi. «E chi li paga, noi?», «Con i soldi pubblici sono tutti bravi!», «Invece di pensare alla gente che muore di fame, Napolitano ci mette sul groppone altri professoroni da mantenere coi soldi delle nostre tasse», «Vergogna, che vadano a lavorare!», «Meglio un operario o un cassaintegrato!», e via dicendo, senza dimenticare i tantissimi improperi e le varie espressioni volgari che l’utente medio delwww non tralascia mai.
Andrebbe fatta un’analisi antropologica su quel che siamo diventati – ammesso e non concesso che gli utenti della rete siano un campione rappresentativo della società italiana –, sulla provenienza di tutto questo cinismo, di questo odio indiscriminato che si traduce in violenza, ancorché solo verbale. Queste quattro persone (un direttore d’orchestra di fama mondiale; una professoressa universitaria impegnata nelle ricerche sulle cellule staminali; un architetto che ha disegnato pezzi di Genova, Parigi, Berlino, Amsterdam e decine di altri luoghi; un premio Nobel per la fisica) hanno portato in alto il nome dell’Italia nel mondo, sono eccellenze che giustamente vengono elevate a un’alta carica della Repubblica. Criticare loro e la loro nomina è una reazione dovuta all’invidia, non tanto di ciò che queste persone hanno fatto nelle loro vite, quanto di ciò che li aspetta in futuro: un ottimo reddito garantito dallo Stato. Una visione limitata neanche all’oggi ma all’adesso, a quanti soldi abbiamo in questo istante nel portafoglio e a quanti più di noi ne ha il nostro dirimpettaio; una non-visione che dura da vent’anni basata sul chiagni e fotti, che piano piano ci sta facendo sprofondare.
E quindi eccoci qui, italioti di oggi, non più capaci di ragionare e quindi di distinguere ciò che è bene da ciò che non lo è; mancanti di un’etica di base, che è stata sepolta da anni di populismo: imprenditori, comici, grandi giornalai e compagnia sono riusciti a convincerci che tutto ciò che riguarda Roma, il Parlamento e la gestione dello Stato sia qualcosa di oscuro, e che sopra l’onestissimo italiano medio aleggi una sorta di complotto ordito da non si sa bene chi ed eseguito da viscidi esseri succhiasoldi e decerebrati, detti anche parlamentari e ministri. La grande lotta contro la casta ha garantito questi splendidi risultati, conducendoci a non concedere la fiducia minima nemmeno a quattro illustri persone di comprovata intelligenza. Bene così, avanti tutta verso il declino.