Il caso Siria è sempre più caldo. La Russia, per bocca del ministro degli Esteri Serghei Lavrov, si dice per nulla convinta dalle prove fornite dagli Stati Uniti sul presunto attacco chimico ad opera delle truppe di Bashar al Assad.
“Quello che ci hanno mostrato in precedenza e più di recente i nostri partner americani, come pure quelli britannici e francesi, non ci convince assolutamente”, ha tagliato corto il capo della diplomazia russa. “Ci hanno fatto vedere alcuni materiali che non contengono nulla di specifico, dato che non ci sono né le mappe geografiche né i nomi né alcuna prova che i campioni siano stati prelevati da professionisti”.
Per la Russia, dunque, restano “moltissimi dubbi e incongruenze” sull’eventualità di un attacco armato alla Siria.
Il ministro ha concluso ribadendo che il suo paese e la Cina “sono esclusivamente a favore di soluzioni diplomatiche, rigettando la rinuncia al negoziato e gli ultimatum”.
Le parole di Lavrov, che rimarca la posizione ufficiale della Russia, cozzano clamorosamente con quanto invece affermato dal Presidente Usa Obama pochi giorni fa, il quale aveva ammesso come gli Stati Uniti fossero pronti ad un attacco “in qualunque momento”. Attacco che comunque, per bocca dello stesso Comandante in Capo, non potrebbe partire senza un’autorizzazione del Congresso.
Ed è per questo motivo che Obama, in questi giorni, sta cercando il più ampio consenso per l’operazione: testimonianza di ciò è l’invito alla Casa Bianca rivolto ad un big dei Partito Repubblicano, quel John McCain che fu sconfitto proprio da Obama alle presidenziali del 2008.
Nel frattempo il governo francese, divenuto ormai più interventista sia degli Stati Uniti che della Gran Bretagna, ha dichiarato che presenterà ai suoi parlamentari le prove dell’attacco con il gas sarin effettuato dal regime di Assad. Secondo l’esecutivo guidato da Hollande i documenti permetteranno di identificare con sicurezza gli autori della strage.
Si tratta di “un insieme di elementi di prova di differente natura che permetteranno di indicare con precisione il regime di Damasco come responsabile dell’attacco chimico del 21 agosto”, ha indicato una fonte vicina al governo francese. Un’altra fonte governativa ha precisato che si tratta di “documenti segreti declassificati”, di cui alcuni “potranno essere resi pubblici”.
Infine l’Italia, che conferma, nei fatti, le proprie perplessità su un intervento armato sganciato da una risoluzione Onu. In questo senso vanno le dichiarazioni del ministro della Difesa Mario Mauro: “Gli interventi finalizzati a ottenere la pace sono la strada maestra, perché attraverso il tempo di contenimento dei conflitti la pace venga raggiunta. Quando possono scatenare rimedi peggiori del male, vanno compresi e quindi impediti. Il caso Siria a quale delle due categorie appartiene? Credo che la pausa di riflessione che i parlamenti britannico, quello francese e il congresso americano si sono presi voglia definire esattamente questo”.