Fiat, ok a delegati Fiom “Ma senza una legge, niente impegni in Italia”
Disgelo tra la Fiat e la Fiom: la casa automobilistica di Torino ha infatti dato il via libera alla nomina dei delegati della Federazione impiegati operai metallurgici. Lo riferisce il Lingotto in una nota.
“In data odierna la Fiat ha comunicato a Fiom-Cgil che accetterà la nomina dei suoi rappresentanti sindacali aziendali a seguito della sentenza della Corte Costituzionale del 23 luglio scorso” scrive l’azienda.
Con la decisione di ieri, Fiat “intende rispondere in maniera definitiva ad ogni strumentale polemica in relazione all’applicazione della decisione” della Consulta.
Si chiude così un capitolo. Circa un mese e mezzo fa, la Corte Costituzionale aveva dichiarato illegittimo il primo comma dell’articolo 19 dello Statuto dei Lavoratori che limita la costituzione delle rappresentanze sindacali aziendali alle associazioni sindacali firmatarie di contratti collettivi di lavoro applicati in azienda. Ciò, secondo la Consulta, costituisce una violazione degli articoli 3 (principio di uguaglianza) e 39 (relativo alla libertà sindacale) della Costituzione. La Fiat ha così provveduto, accettando i rappresentanti della Fiom.
Tutto chiarito? Nemmeno per sogno, perché Marchionne apre un altro plausibile scenario di scontro: “In ogni caso, come peraltro suggerito anche dalla Corte Costituzionale – prosegue la nota firmata Fiat – un intervento legislativo è ineludibile: la certezza del diritto in una materia così delicata come quella della rappresentanza sindacale e dell’esigibilità dei contratti è una condicio sine qua non per la continuità stessa dell’impegno industriale di Fiat in Italia”.
Insomma, da Torino parlano chiaro e avvertono: senza una nuova legge sulla rappresentanza potremmo disinvestire in Italia. Ed ecco arrivare le prime reazioni con il segretario Uilm, Rocco Palombella, che polemizza: “Per noi gli investimenti vanno rispettati, non possono essere subordinati a un intervento legislativo pur importante e necessario. Chiediamo il rispetto degli impegni assunti dall’azienda in Italia”.
Sul fronte opposto è proprio un parlamentare a esporsi, Pietro Ichino: “Un intervento legislativo è indispensabile per tutte le soluzioni dove manchi una disciplina collettiva della materia – si legge sul sito del senatore montiano -. Il comunicato della Fiat conferma la necessità urgente della soluzione che abbiamo proposto con il disegno di legge n. 993: un intervento legislativo leggero, che detti la disciplina di default. Ora tocca al Parlamento fare la sua parte con tempestività”.
Poi tocca a Maurizio Landini: “A tre anni dalla firma dell’accordo che l’aveva esclusa, la Fiom rientra in fabbrica dalla porta principale, grazie alla sentenza della Corte Costituzionale e all’impegno dei nostri delegati, dei nostri iscritti e del nostro collegio difensivo” scrive il segretario generale della Fiom-Cgil.
Circa l’aut-aut sull’intervento legislativo aggiunge: “Che in questo Paese ci sia bisogno di una legge sulla rappresentanza, la Fiom lo sostiene da tempo – prosegue il comunicato -. Tre anni fa abbiamo raccolto le firme e presentato in Parlamento una legge di iniziativa popolare su questo tema. Ma la Fiat non può vincolare le Istituzioni democratiche del nostro Paese legando il mantenimento della produzione in Italia ad una legge che le aggrada“. Per poi chiudere: “Fiat rimuova tutte le discriminazioni e si affronti il vero nodo: il futuro produttivo e occupazione del Gruppo in Italia”.