“Renzi ha già vinto per il consenso che riceve dalla nostra gente ma noi non siamo populisti. Gli applausi alle feste non sostituiscono le regole del congresso, i voti veri”. Basta questa frase, detta dopo il suo intervento alla Festa democratica nazionale a Genova, per capire che Rosy Bindi al congresso del Pd non voterà Matteo Renzi.
Durante il dibattito serale l’ex ministro della sanità ha chiarito meglio la sua posizione: “Per Renzi ho fatto molto di più che dichiarare un eventuale sostegno al congresso. Come Voltaire non condivido le sue idee ma sono disposta a combattere perché possa manifestarle“.
Certo, nel combattimento qualche fendente sfugge: “Mi dispiace che stiano togliendo al Congresso la competizione di idee e progetti. Anche Renzi lo fa, lui che ha la predisposizione a non dire quello che vuole perché se lo facesse perderebbe un po’ di consenso”.
Anche per la Bindi, insomma, nelle parole e nel sostegno a Renzi i veri assenti sarebbero i contenuti. Un po’ come aveva detto ancora ieri Pierluigi Bersani, secondo il quale “Chi si candida a segretario deve dire qualcosa di preciso sulla sua idea di partito e quindi anche di sistema politico e di Italia“.
Sull’area di Franceschini che sostiene Renzi, poi, non è tenera nemmeno lei: “Io dico che la classe dirigente del Pd va col vincitore in soccorso di se stessa“. Altro che condivisione di idee, dunque: l’appoggio sarebbe dettato da ben altro, essenzialmente dall’esigenza di non perdere il posto.
Tra gli ex Margherita, peraltro, va registrato anche il “silenzio” su Renzi (che equivale nella sostanza a un “no”) di Franco Marini: probabilmente è ancora scottato dopo il “noi non lo votiamo” pronunciato ad Aprile da Renzi, che ha inevitabilmente contribuito a stroncare le sue speranze di andare al Quirinale.
Non è affatto improbabile che, alla fine, anche Marini e la Bindi scelgano di convergere su Gianni Cuperlo, su cui è probabile che si concentri anche il gruppo degli ex-bersaniani (anzi, loro quell’ex non lo sentono proprio) che non si è ancora schierato per lui, come invece hanno fatto esponenti come Matteo Orfini. Renzi invece incassa il sostegno di Piero Fassino e, soprattutto, del sindaco di Roma Ignazio Marino: i due antagonisti di Bersani all’ultimo congresso, dunque, hanno scelto Renzi.