La destra riparte dalla Festa del Tricolore a Mirabello. Aspettando Fini.
Abbandonate per il momento l’odore invitante delle salsicce proveniente dalle cucine delle Feste democratiche e ritornate con la mente a Mirabello, piccolo comune ferrarese, luogo simbolo della destra italiana (missina prima, aennina poi) che dal 1982 ospita la Festa del Tricolore, tradizionale kermesse istituita dallo storico leader del Movimento sociale italiano Giorgio Almirante. Ma, per i figli della Seconda Repubblica, rimane il luogo nel quale Gianfranco Fini annunciò nel 2010: “Il Popolo della libertà non c’è più”. Nacque così Futuro e Libertà, ormai partito meteora relegato nel dimenticatoio.
Anche quest’anno la festa avrà luogo e partirà oggi, nel secondo pomeriggio, con l’intervento dell’organizzatore Vittorio Lodi. Il gran finale è previsto per domenica con il dibattito tra l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno e il futuro candidato alle primarie-del-domani del centrodestra Flavio Tosi, sindaco di Verona. Parleranno anche Rosy Bindi, in qualità di ospite di larghe intese, e i big di fiamma Ignazio La Russa, Francesco Storace e Adolfo Urso.
E Gianfranco Fini, totem della destra italiana, almeno fino al reato di lesa maestà nei confronti di Silvio Berlusconi? A parte la sfuriata di Donna Assunta – vedova Almirante, nonché pitonessa ante litteram dell’ortodossia nazionale – sul tradimento del vecchio rampollo dell’MSI (“Offende la memoria di Giorgio: Fini non ha alcuna ragione di tornare a Mirabello, Ha sbagliato tutto rinnegando la sua tradizione”), l’invito da parte del comitato organizzatore della festa è effettivamente arrivato e a confermarlo è stato lo stesso Lodi: “Gli ho parlato e sarà lui a decidere se venire oppure no. Al momento è al 50%”.
Dopo mesi di silenzio e di delusioni cocenti, l’ex presidente della Camera – scomparso dalla vita politica e investito dalla “maledizione di Montecitorio”, assieme al predecessore Bertinotti e per poco anche a Casini – potrebbe declinare l’invito, rinunciando così all’immancabile discorso di chiusura. Ma c’è d’aspettarsi che il suo nome risuonerà eccome su quel palco: i vari La Russa, Alemanno e Storace non mancheranno d’addossare la colpa al loro vecchio leader per il tracollo della destra italiana.
Il 12 luglio, l’ex parlamentare siciliano del Pdl Domenico Nania annunciava in pompa magna: “A breve ci sarà un appello che sarà lanciato da intellettuali di destra che inviteranno tutte le componenti a mettersi insieme. I soggetti che lo raccoglieranno s’incontreranno per lanciare una costituente di destra e in quella sede si darà vita alle regole che la caratterizzeranno. Si preparerà il progetto, tanto per capirci”. E la presentazione del manifesto della nuova destra potrebbe arrivare nel corso dell’appuntamento ferrarese. Lo lascia intendere il reggente di Fli Roberto Menia: bisogna lavorare “nella consapevolezza che una vera rinascita nazionale non potrà che prendere le mosse da una proposta chiara e definita, che non si lasci attrarre dalle sirene renziane dedite a slogan e infiniti propositi rottamatori, ma che al contrario conservi la barra dritta verso la meta del nuovo centrodestra italiano”. Ecco, dunque i primi afflati vitali della Cosa Nera, che tenta di ritagliarsi uno spazio all’interno di uno schieramento di centrodestra “spompo” (citazione Renzi) senza la guida di Silvio Berlusconi.
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Gianfranco Fini, da parte sua, non aggiorna da settimane il sito personale né concede più interviste.
Non esiste più, al pari della sua creatura che ha cercato, in ogni modo, di cambiare senza risultati.
L’ex delfino del centrodestra italiano, per ora, si barrica dietro il silenzio. In attesa di colpire lo squalo Berlusconi, in palese difficoltà di fronte alla miriade di processi che lo vedono coinvolto.
Fini non lascerà il centrodestra a Monti, Casini e Montezemolo. Se mancherà alla festa di Mirabello, il prossimo appuntamento sarà a giugno, mese delle Europee.