Lunedì alle 23 si è chiusa un’interminabile sessione di calciomercato estivo, passata dalla fase delle comproprietà (5-20 giugno), degli accordi preliminari (5-30 giugno), dell’esercizio delle opzioni (17-19 giugno) e delle contropzioni (20-22 giugno) alla vera e propria fase della variazione del tesseramento dei calciatori, andata in scena dal 1° luglio sino a 2 giorni fa.
Se la chiusura del mercato è stata caratterizzata da un finale senza particolari colpi di scena, c’è stata comunque una discreta circolazione di denaro, frutto anche di cessioni eccellenti all’estero, come spesso accade da alcune stagioni a questa parte.
Senza dubbio la vera miccia del calciomercato estivo internazionale è stata la cessione di Cavani al PSG, che oltre a dare il via al valzer continentale delle grandi cifre (Higuain a Napoli, Bale a Madrid, Özil e Lamela a Londra, tanto per fare alcuni esempi di affari economicamente strettamente collegati tra loro), ha permesso al Napoli di De Laurentiis di dotarsi di un cospicuo tesoretto per effettuare la rivoluzione tattica necessaria a realizzare le idee del nuovo allenatore Rafa Benitez.
Oltre al Napoli, anche altre squadre hanno rivoluzionato l’impalcatura di gioco (Roma ed Inter in primis), mentre molte altre hanno puntellato assetti già collaudati. Ecco una carrellata, in ordine di classifica 2012-13.
Juventus: voto 8. I bianconeri avevano un solo reparto inferiore agli altri e lo hanno rinforzato con due colpi da novanta del calibro di Tevez (pagato appena 9 milioni più 6 di eventuali bonus) e Llorente (arrivato a parametro zero). La difesa è stata puntellata con l’ex granata Ogbonna, forse pagato forse troppo ma fondamentale nell’ottica del turnover.
E’ mancata sicuramente la ciliegina sulla torta rappresentata da un esterno, ma paragonabile ad un acquisto sarà sicuramente Pogba (pronto ormai all’esplosione definitiva) come potrebbe esserlo anche il recupero di Pepe (che potrà aiutare a sopire la delusione di Conte per la cessione del duttile Giaccherini) e di Isla.
Buono anche il mercato in uscita, con la cessione di Matri (con plusvalenza) e la dismissione di Melo che ha permesso di eliminare anche l’ultimo dei residui della tragicomica gestione Secco-Blanc. Notevole anche il lavoro sui giovani, con manovre articolate che hanno permesso di mantenere il controllo su alcuni tra i ragazzi più promettenti in circolazione (Gabbiadini, Marrone, Berardi, Zaza, Boakye, Leali). E con un passivo risibile riferito al saldo trasferimenti (appena -13 mln, 24 in meno rispetto alla stagione scorsa), la Juventus è pronta anche all’assalto al pareggio di bilancio.
Napoli: voto 7.5. La cessione di Cavani è stata l’apriscatole che ha permesso a De Laurentiis di alimentare la ricostruzione post Mazzarri con notevoli investimenti. Dopo il colpo in panchina (Benitez è una certezza), sono arrivati diversi elementi di spessore (da Mertens ad Albiol, passando per l’operazione Higuain), corredati da giocatori di fiducia del tecnico (Reina e Callejon).
Bene anche il mercato in uscita, con la dismissione di esuberi come Calaiò, Dossena, Gargano e Donadel. L’unica pecca restano gli esterni di difesa, che alla lunga potrebbero soffrire la mancata attitudine a giocare in un reparto a 4.
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Milan: voto 6. Per il terzo anno consecutivo il mercato estivo rossonero è stato caratterizzato dall’austerità. Complice anche un bilancio stilato in versione “anno solare” (da gennaio a dicembre, e non da luglio a giugno come molte altre società) che favorisce gli investimenti invernali (vedasi Balotelli), i rossoneri hanno limitato al minimo i movimenti in entrata.
A frenare ulteriormente Galliani è stata senza dubbio l’incognita rappresentata dal preliminare di Champions, che ha costretto l’ad rossonero a temporeggiare perdendo l’opportunità di ingaggiare prime scelte (Ljajic ed Ogbonna in primis). Alla fine è arrivato Matri (utilissimo anche in chiave “lista Champions”, vista la provenienza dal vivaio rossonero), con l’uscita di Boateng (che, nonostante la doppietta al PSV, era reduce da un paio di annate piuttosto sottotono).
La ciliegina finale rappresentata da Kakà è tutta da valutare, viste le ultime quattro stagioni a scartamento ridotto. Un’incognita resta anche la difesa, che non ha ancora assorbito appieno la partenza di Nesta e Thiago Silva. Forse i tifosi (tramite lo striscione esposto durante Milan-PSV) non avevano tutti i torti…
Fiorentina: voto 7.5. Il ds Pradé è stato bravissimo nel capitalizzare al meglio le cessioni di Ljajic e Jovetic, permettendo l’approdo in viola di un campione di assoluto valore come Mario Gomez, che va ad affiancare un giocatore come Giuseppe Rossi (già acquistato a gennaio), il cui valore tecnico resta indiscutibile, al netto degli infortuni che lo hanno martoriato nell’ultimo biennio.
Bene anche il colpo low cost Joaquin, ala di esperienza che permetterà a Montella di passare agevolmente dall’attuale 3-5-2 al 4-3-3, marchio distintivo di buona parte della stagione scorsa. Anche il navigato Ambrosini ed Ilicic potranno dare il loro contributo al tecnico e robusto centrocampo viola, che continuerà a poggiare sul terzetto Pizarro-Aquilani-Valero. Attenzione alle scommesse Rebic, Alonso e Iakovenko, mentre qualche perplessità desta invece il reparto arretrato, dove forse serviva un portiere, viste le insicurezze mostrate da Neto.
Udinese: voto 6.5. Al netto della terza eliminazione consecutiva ai preliminari, un pregio dei friulani è di aver evitato l’ennesimo smantellamento della rosa. Dopo le partenze di numerosi uomini chiave nel biennio scorso (Sanchez, Inler, Zapata, Isla, Asamoah, Handanovic), quest’anno i friulani hanno tenuto duro, cedendo il solo Benatia e confermando pezzi pregiati come Muriel, inseguito dalle big d’Europa.
Il resto lo farà come al solito lo scouting, con nuovi giovani come Zielinski ormai in rampa di lancio. L’obiettivo sarà il solito: 40 punti il prima possibile, dopodiché ci si diverte. In attesa del nuovo Friuli, gioiellino che sarà pronto a partire dalla prossima stagione.
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Roma: voto 7. La terza rivoluzione tecnico-tattica in tre anni (prima Luis Enrique, poi Zeman ed ora Garcia) deve aver spazientito la proprietà americana, che ha deciso di avallarla a patto di rientrare dai cospicui investimenti del biennio precedente. Il risultato è un saldo trasferimenti fortemente in attivo (oltre 30 milioni) con quasi 100 milioni incassati dalle cessioni (record stagionale in serie A).
Tuttavia, il buon lavoro di Sabatini ha evitato un eccessivo indebolimento tecnico. L’inserimento di Gervinho (uomo di fiducia di Garcia) e di Ljajic al posto di Osvaldo e Lamela può dare i suoi frutti. Rinforzata anche la mediana, con l’arrivo di Strootman e la conferma di De Rossi. La difesa dovrà fare a meno dell’astro nascente Marquinhos, ma in compenso potrà sfruttare l’esperienza e sicura affidabilità di elementi come Benatia, De Sanctis e Maicon.
Lazio: voto 6. La sensazione è quella di un buon lavoro lasciato a metà. Se Biglia ed Anderson possono aumentare ulteriormente il reparto tecnico del centrocampo e Novaretti può garantire un’ulteriore alternativa in difesa, l’attacco dovrà continuare ad affidarsi alle 35 primavere di Miro Klose, top player ma sempre più condizionato da problemi fisici. Fallito l’assalto finale a Quagliarella, ceduto Kozak (capocannoniere della scorsa Europa League), resta solo la scommessa Perea (nazionale under 20 colombiano). Un po’ poco per il definitivo salto di qualità.
Catania: voto 6. Il secondo avvicendamento dirigenziale in due anni (prima via Lo Monaco, ora Gasparin) ha portato un po’ di scompiglio in società. Le cessioni di Gomez e Lodi sono due partenze pesanti, e l’innesto al loro posto di Tachtsidis e Leto è tutto da valutare. Con luci ed ombre anche le ultime ore di mercato, con la mancata dismissione di Maxi Lopez e lo stop alla cessione di Barrientos. La squadra sembra indebolita, tuttavia scommesse come Monzon e Peruzzi e rincalzi affidabili come Plasil e Guarente possono colmare il gap.
Inter: voto 5.5. Sicuramente c’era tanto lavoro da fare. Tuttavia il risultato desta qualche perplessità. L’acquisto oneroso sia di Belfodil che di Icardi resta difficile da capire, anche in virtù dell’imminente recupero di Milito. Qualche dubbio anche sulle fasce (elementi fondamentali per il gioco di Mazzarri) dove più che i rinforzi vanno segnalati i mancati arrivi di Isla e Zuniga. Assolutamente assente il mercato in uscita, dove i pochi soldi sono arrivati dalle cessioni di due pezzi pregiati dell’Under 21 di Mangia, come Donati e Caldirola.
Non resta che affidarsi alla vecchia guardia e recuperare alla causa giovani che sembravano ormai bruciati (Ranocchia, Jonathan ed Alvarez su tutti), ma il gap con le grandi sembra ancora notevole. In attesa di Thohir.
Parma: voto 6. La cessione di Belfodil ha dato ossigeno alle casse del club, che in attacco ha deciso di puntare sull’esperienza di Cassano ed Amauri. Irrobustita la mediana con l’innesto dei giovani Acquah, Obi e Chibsah e il prestito di Gargano. Al pari di un acquisto può essere considerata la conferma di elementi chiave come Valdes, Mirante, Biabiany, Sansone e Paletta. La squadra può salvarsi tranquillamente e con largo anticipo, ma ciò dipenderà fortemente dalle lune di Cassano e dall’affidabilità del 33enne Amauri.
Cagliari: voto 6.5. Stante l’immobilismo in entrata, i veri colpi sono rappresentati dalla conferma di big come Astori, Nainggolan, Sau, Ibarbo ed Agazzi. In un momento di forte austerity, non essere costretti a cedere è un grande punto a favore, soprattutto per piccole realtà come quella sarda.
Chievo: voto 6. Un mercato piuttosto abulico, ravvivato dalla fiammata finale rappresentata dal doppio innesto Estigarribia-Ardemagni. Il resto è affidato a Sannino ed al suo fedele 4-4-2.
Bologna: voto 5.5. Se non è smobilitazione, poco ci manca. Via Gilardino, Gabbiadini e Motta per fine prestito, Taider per motivi di bilancio. La conferma di Diamanti, il riscatto di Kone e l’innesto di Mantovani e dello svincolato Bianchi non sembrano sufficienti per non parlare di indebolimento generale. La speranza è Cristaldo, 24-enne attaccante argentino proveniente dal Metalist.
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Sampdoria: voto 6.5. Se l’avvicendamento tra Poli e Bjarnason può destare qualche perplessità, quello tra Icardi e Gabbiadini lascia pochi dubbi sulla squisitezza dell’operazione. Bene anche l’innesto dell’Under 21 Regini, la conferma in prestito di De Silvestri e l’acquisizione di Salamon e Petagna. Unico neo la mancata cessione di Maresca e Poulsen, relegati ai margini della rosa.
Atalanta: voto 6. Vedasi Cagliari. Notevole immobilismo (il giovane Baselli ed il navigato Yepes unici innesti di rilievo) impreziosito dalla conferma di elementi chiave come Denis e Bonaventura.
Torino: voto 6. La fine della stagione scorsa aveva lasciato intravedere segnali di rivoluzione tattica, concretizzatasi con il mercato estivo. Ventura abbandona l’amato 4-2-4 e segue l’esempio di Conte, partito dallo stesso modulo per poi approdare al 3-5-2 attuale. L’addio di Bianchi, le sentenze del calcio scommesse (Barreto e Gazzi squalificati per 3 mesi, Gillet per oltre 3 anni) e la cessione di Ogbonna agli odiati cugini bianconeri ha spinto Cairo ad un intervento massiccio sul mercato.
Buoni gli innesti di Immobile, Larrondo, Farnerud, El Kaddouri, Bellomo, Bovo e Moretti. Tra i punti interrogativi, la mancata acquisizione di un numero sufficiente di esterni da 3-5-2 (fallito l’assalto a Ziegler e bocciato Dossena, si è ripiegato su Pasquale, a cui vanno aggiunti i confermati D’Ambrosio e Darmian) e l’assenza di un vero portiere di spessore (Padelli e Berni sono due buone riserve ma nulla più).
Genoa: voto 6.5. Preziosi ha provato sino all’ultimo a riportare il pupillo Borriello a Marassi, ma alla fine si dovrà accontentare (per modo di dire) di Gilardino. Ottima l’acquisizione last minute di Antonini, così come gli innesti di Lodi e Gamberini, oltre che dell’esperto Santana, in grado di tamponare le partenze dei vari Bovo, Moretti, Granqvist, Cassani, Jankovic e Vargas. Destano curiosità i giovani Vrsaljko e Centurion. La scommessa più grande resta però in panchina: Liverani, al suo esordio da allenatore, dovrà vedersela con uno dei più vulcanici presidenti italiani. Si prevedono scintille.
Sassuolo: voto 6. Di Francesco e la società hanno deciso di puntare sull’unità del gruppo, confermando gran parte dei protagonisti della prima storica promozione in serie A. Ad essi sono stati affiancati elementi esperti (Floro Flores, Rosati e Pegolo), giovani emergenti (Zaza, Pucino, Kurtic, Alexe e Marrone) ed elementi in cerca di riscatto (Ziegler, Schelotto ed Acerbi). La squadra è però giovane e mediamente inesperta, e ciò potrebbe impattare negativamente in un campionato ostico come la A.
Verona: voto 6.5. Toni, Donadel, Donati, Jankovic e Romulo sono elementi di sicura esperienza. Longo, Cirigliano ed Iturbe tre scommesse intriganti. Qualche perplessità desta la difesa, forse non propriamente all’altezza della massima serie. Toccherà a Mandorlini celarne i difetti individuali, dandole un’adeguata organizzazione tattica.
Livorno: voto 5. Sorprende il low profile di Spinelli, uno abituato alla massima serie e ben conscio del livello di investimenti necessario per una neopromossa. Emeghara e il rientro in patria di Greco, oltre ad una notevole infornata dalle giovanili dell’Inter (Duncan, Bardi, Mbaye, Benassi) non possono bastare.