Veltroni: “Il Pd di Renzi è quello del Lingotto”
Il suo silenzio durava da molto più tempo di quello di Matteo Renzi, rotto a Forlì e a Reggio Emilia qualche giorno fa. Ora tocca a Walter Veltroni riprendere la parola, con l’ennesimo ritorno che strizza l’occhio proprio al sindaco di Firenze.
Teatro della nuova apparizione, la Festa democratica nazionale di Genova. Luogo poco mistico, se si vuole, ma che si presta alle dichiarazioni che lascino il segno su agenzie, giornali e tiggì, almeno per qualche ora.
In effetti, Veltroni aveva già reso palese da un po’ di tempo il proprio sostegno a Renzi, ma oggi si esprime con maggiore chiarezza e parole che non hanno dato spazio a dubbi. “Sono interessanti le idee, i contenuti e i programmi di Matteo Renzi – spiega il fondatore del Pd – ci vedo sintonia con l’ispirazione originaria del Pd, quella che decidemmo al Lingotto, che facemmo vivere nella campagna elettorale che ci portò al 34% nel momento più difficile”.
Quel momento del 2008 fu difficile perché, come è noto, il Pd perse le elezioni: questo parallelo, al sindaco di Firenze, potrebbe non piacere granché. Eppure Veltroni insiste: “Quella ispirazione condivido. E mi convince”. Anche perché, dopo di lui, il partito sarebbe andato incontro a una sorta di mutazione genetica maligna: “Uno dei motivi per cui mi sono dimesso è che il partito si stava trasformando in qualcosa di diverso. Quando nacque il Pd c’era l’idea di un partito aperto, dove ciascuno potesse partecipare; le correnti sono state un autentico cancro“.
Certamente il favore di Veltroni verso Renzi non è acritico: “Gli consiglio di spiegare la sua intenzione politica nella maniera più chiara e più inequivoca possibile – dice, quasi raccogliendo una critica mossa da Bersani – così che chi sta con lui non lo faccia per calcoli, ma solo per piena convinzione, perché ne condivide la linea”.
Soprattutto, l’ex segretario pone una questione come prioritaria: “La discussione solo sui nomi non la capisco bene: vorrei che il congresso del Pd non fosse solo la scelta di un nome ma la scelta di una politica da parte di migliaia di persone. Per raggiungere l’obiettivo che in questo Paese non si e’ mai realizzato: che ci sia una maggioranza riformista alla guida del Paese“.
La discussione sui nomi, secondo Veltroni, non è un male che affligge solo il Pd: “Siamo diventati una societa’ che parla solo di nomi. E’ gia’ cominciata la discussione su chi sara’ il futuro ct della Nazionale a un anno di distanza”. Anche per questo, al congresso si dovrà discutere soprattutto di politica, più che delle persone: ”Non è inutile fare il congresso del Pd – sostiene Veltroni – tanto che io vorrei che fosse fissata la data”.
Renzi e Veltroni condivideranno presto lo stesso palco: il 17 settembre, infatti, presenteranno insieme a Roma la seconda edizione del nuovo libro L’Italia dei democratici di Enrico Morando e Giorgio Tonini. L’unica cosa certa è che, per allora, la data del congresso non ci sarà.