Siria, “Il Papa ha telefonato ad Assad”. Anzi no

Pubblicato il 5 Settembre 2013 alle 14:18 Autore: Gabriele Maestri

La stampa argentina ne sembra certa: a tentare di risolvere la delicata vicenda della Siria sarebbe impegnato papa Francesco in prima persona. Il pontefice, infatti, avrebbe telefonato al presidente siriano Bashar al Assad. 

A smentire la notizia, tuttavia, è il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, smentisce.

A dare la notizia, citando fonti vaticane, è l’edizione web del quotidiano argentino Clarin. Secondo la testata, conterranea del papa, la telefonata di oggi sarebbe soltanto il primo atto di una “offensiva diplomatica”, volta in ogni modo a scongiurare la guerra, specie in un’area del mondo così delicata. Secondo padre Lombardi, invece, quella telefonata non c’è mai stata: sarebbe invece vero l’incontro, avvenuto giovedì mattina, tra la Segreteria di Stato Vaticana e gli ambasciatori dei 179 governi accreditati presso la Santa Sede, per aggiornarli sulle iniziative prese da Papa Francesco e sui suoi contatti con i leader di diversi Paesi.

siria-bashar-al-assad

Secondo lo smentito Clarin, i contatti del Vaticano dovevano riguardare anche il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, finora convinto assertore dell’attacco al regime di Damasco, con la speranza di convincerlo a non attaccare. Allo stesso modo, altri contatti avrebbero interessato la Francia, che fino ad ora ha mostrato di essere il solo Stato intenzionato a partecipare all’operazione armata voluta dagli Stati Uniti.

Dopo il no all’attacco da parte della Camera bassa del Regno Unito, la stessa decisione del Congresso statunitense non è scontata (soprattutto dopo il no, almeno in parte inatteso, di John McCain): non è impossibile che sulla deliberazione possa influire anche la posizione di Francesco.

vaticano papa francesco rischio guerra mondiale

La strategia diplomatica contraria alla guerra, del resto, sarebbe stata pienamente in sintonia con quanto ha già dichiarato il papa nei giorni scorsi. A partire da quell’appello, lanciato domenica durante l’Angelus, affinché tutta la Chiesa e coloro che vogliano unirsi condividano sabato una giornata di digiuno e di preghiera, che culminerà nella veglia che (a partire dalle 19) è programmata in piazza San Pietro.

Lo stesso atteggiamento può leggersi nei messaggi che il profilo papale di Twitter, Pontifex, ha condiviso nell’ultima settimana: frasi che vanno decisamente contro ogni possibilità o minaccia di guerra, che vogliono sostenere in ogni modo la pace, ma anche contrarie a eventi che possono scatenare un progetto di attacco (“Con particolare fermezza condanno l’uso delle armi chimiche!”).

Gabriele Maestri

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
Tutti gli articoli di Gabriele Maestri →