E’ cominciato questa mattina e terminerà domani il vertice G20 di San Pietroburgo, uno dei summit più anomali che la storia dell’organizzazione ricordi.
Sebbene l’agenda sia prettamente economico-finanziaria, sullo sfondo soffiano i venti di guerra siriani e quelli di Guerra Fredda tra USA e Russia.
I venti leader delle economie più importanti della Terra, che equivalgono ai due terzi della popolazione mondiale, nonché al 90% della ricchezza prodotta al mondo, si confronteranno sui temi della crescita, del contrasto alla disoccupazione, della trasparenza bancaria e della lotta alla frode fiscale.
Le questioni economico-finanziarie
Sul tavolo, c’è il maxi piano di lotta alla frode fiscale, voluto e delineato dall’OCSE nei mesi scorsi. Il Piano, tra le altre cose, mira ad impedire alle multinazionali di pagare sui loro profitti meno tasse delle altre imprese, poiché esse sfruttano il fatto che hanno sedi in più parti del mondo e pagano le tasse laddove la tassazione è meno rigida.
Il responsabile delle questioni fiscali dell’OCSE, Pascal Saint-Amans, ha definito questa occasione di ratifica del Piano “una di quelle che accadono una volta ogni secolo”.
Nel corso del summit, un ruolo cruciale sarà svolto dalle economie emergenti, i BRICS. L’India ha annunciato nei giorni scorsi la volontà di intervenire sul mercato dei cambi per contrastare la nuova politica economica della FED, che sta cercando di ridurre a poco a poco il massiccio sostegno che ha offerto dal 2008 all’economia americana. Gli altri BRICS non sembrano, però, disposti a seguirla.
La questione siriana
Tuttavia, a tenere banco per questa due-giorni di Vertice sarà, la questione di un intervento USA in Siria, osteggiato con forza dalla Russia, padrona di casa al G20. A rompere gli indugi è stato da subito il viceministro delle finanze cinese Zhu Guangyao, secondo il quale “un’azione militare avrebbe un impatto negativo sull’economia globale, in particolare sul prezzo del petrolio, causandone un aumento”.
Ma le relazioni che preoccupano maggiormente gli analisti sono quelle tra USA e Russia: Barack Obama già il mese scorso aveva annullato il vertice preparatorio al G20 con Putin, sostituendolo con una visita-lampo a Stoccolma, avvenuta ieri, e nella quale il Presidente USA ha rimarcato che la comunità internazionale non può restare silenziosa di fronte alla “barbarie” perpetrata da Assad in Siria.
Dal canto suo, Putin ha affermato che un intervento in Siria senza l’avallo dell’ONU equivarrebbe ad un’aggressione e che il Segretario di Stato USA, John Kerry, minimizza eccessivamente il ruolo che al Qaeda sta svolgendo nel conflitto siriano, tra le fila dei ribelli.
A San Pietroburgo è giunto anche l’Inviato Speciale dell’ONU e della Lega Araba per la Siria, Lakhdar Brahimi, per sostenere gli sforzi del Segretario generale ONU Ban Ki-moon, per organizzare, a margine del vertice, la Conferenza di “Ginevra 2”, per una soluzione politico-diplomatica della guerra civile siriana.
Nell’agenda degli incontri non è previsto che Obama e Putin si vedano: ad incontrare il Presidente Russo saranno solo Enrico Letta, il Presidente cinese Xi Jinping e il Premier giapponese Shinzo Abe. Obama incontrerà quello che ad oggi sembra essere il suo unico alleato certo per un intervento in Siria, ovvero François Hollande, il quale,a sua volta, incontrerà il premier turco Erdogan.
Anche il cerimoniale diplomatico è stato adattato per evitare contati diretti tra Putin e Obama: i due siederanno su lati opposti del tavolo, perché l’ordine dei leader è stato stabilito in base all’iniziale del Paese di appartenenza, senza seguire l’alfabeto cirillico, ma quello inglese.