Volevamo raccontarvi la politica. Perché questo è sempre stato, nel nostro piccolo, il compito del “Termometro Politico”. Raccontare la politica per analizzarla, cercando di creare una rete tra i lettori e il sito capace di rendere partecipe la cittadinanza alla cosa pubblica. Che in quanto tale interessa tutti.
[ad]Ma ciò non è stato possibile nella giornata di sabato 15 ottobre al corteo degli indignati che ha sfilato per la città di Roma. Non è stato possibile perché, è inutile negarlo, il corteo è stato preso in ostaggio da un gruppo di violenti che ha saccheggiato negozi e banche nel centro della città.
Insomma, c’è stato veramente difficile trarne qualcosa di politico da questa manifestazione.
Gli unici dati di fatto che abbiamo acclamato è che effettivamente Piazza San Giovanni, luogo che chiudeva il corteo della manifestazione, era piena e oltre centinaia di migliaia di persone hanno partecipato alla manifestazione.
Ma per il resto la politica è rimasta schiacciata dalle violenze.
Ed è emerso sempre di più un tema politico nonostante tutto: che i movimenti spontanei dei cittadini possono pure essere positivi o sintomo della genuinità della cosiddetta società civile.
Ma al tempo stesso la mancanza assoluta di un’autorità (e aggiungiamo anche la mancanza di una struttura) porta a gesti incontrollati o alla vittoria della provocazione. Da qui “la cronaca di una morte annunciata”, di un corteo di cui già si sapeva la pericolosità.
Ciò non toglie che il movimento degli indignati non va per nulla sottovalutato. Non vanno sottovalutate quelle piazze, quella concertazione globale e quel sentire comune che ha spinto in molti a Roma a scendere in strada in maniera del tutto pacifica.
E se esce qualcuno sconfitto forse è tutto il sistema Italia incapace, soprattutto se rapportato con le altre manifestazioni in giro per il mondo, a tenere bada a degli incappucciati. Che, credeteci, anche loro, e soprattutto loro, avevano ben poco di politico.