Siria, rimangono le divergenze, Putin avverte Obama “Senza mandato Onu, intervento illegale”
Il G20 di San Pietroburgo conferma le previsioni fatte alla vigilia del summit: sulla Siria i Grandi della Terra vanno in ordine sparso. Francia e Usa sono pronte ad attaccare Assad nonostante il niet di Putin. L’Europa, come spesso accade durante le crisi internazionali, non riesce ad esprimere una posizione comune. Cameron vorrebbe intervenire al fianco dello storico alleato americano ma il Parlamento gli ha votato contro. La Germania, come l’Italia, spinge per una soluzione politica. Intanto il giorno dell’attacco si fa sempre più vicino. Lunedì infatti il Congresso americano voterà, salvo sorprese dell’ultim’ora, a favore dell’intervento contro Damasco.
“Permane in modo molto doloroso la divisione sul tema della Siria. Lavoreremo affinché rientri, per una soluzione politica ma anche per ribadire la condanna sull’uso delle armi chimiche”. Il premier Enrico Letta non nasconde le forti divisioni sulle soluzioni da adottare in Siria emerse durante il summit dei grandi. “Il dibattito sulla Siria – aggiunge Letta – è un work in progress e ci vede fortemente impegnati a ricercare una posizione comune, innanzitutto in ambito europeo. Parallelamente riteniamo fondamentale il mantenimento di un quadro di alleanze in cui il rapporto transatlantico rimane un perno essenziale”. L’Italia, ha confermato il premier, “partecipa con 50 mila dollari di aiuti umanitari alla crisi siriana”.
Il presidente russo Putin ha spiegato schematicamente quali Paesi sono a favore dell’intervento e quali contrari. “Non è vero, come è stato detto (da Erdogan, ndr) che la maggior parte dei Paesi partecipanti al G20 è a favore di un intervento armato. Sulla Siria Usa, Francia, Canada, Turchia e Arabia Saudita si sono dette a favore di un intervento armato. Cameron era favorevole a intervento ma è stato fermato dal Parlamento britannico. La Germania ha fatto una scelta prudente, ha detto no a un intervento militare. Ma alcuni Paesi si sono espressi contro: la Russia, Cina, Brasile, Italia e Sud Africa. E anche Ban Ki-Moon, segretaio generale dell’Onu. Non è una quindi una divisone 50-50. E non dimentichiamo la voce del Papa che ha parlato di inammissibilità di un intervento militare”. “Per intervenire in Siria – ricorda Putin – serve un mandato delle Nazioni Unite. Si interviene solo se un Paese minaccia direttamente. La Siria non ci sta minacciando. Un intervento senza Onu viola la legge”. Il presidente russo fa poi l’esempio dell’Egitto, per scongiurare un intervento in Siria. “Quale è stato l’inizio in Egitto? E dove siamo adesso? L’Egitto è un Paese arabo cruciale e la mancanza di stabilità in Egitto è cruciale per tutta la regione. Se l’Egitto è debole, tutta l’area è instabile”.
Chi non arretra dalle sue posizioni è il presidente americano Barack Obama. ”Vogliamo avere un impatto sull’uso di armi chimiche contro i bambini. Finché ci sarà il conflitto continuo, non ci sono soluzioni a lungo termine se non a livello militare. Ma quello potrà arrivare solo se le nostre divergenze verranno messe da parte”. Il presidente americano si dice convinto che Putin cambierà idea una volta visto il report degli ispettori. Infine ricorda come “Le prove che Assad ha usato armi chimiche ci sono ma le resistenze derivano dalla diffidenza verso un attacco che si dubita possa essere limitato nello scopo e nel tempo. Avrà la sua importanza e potrà ridurre la capacità di Assad di usare armi chimiche, ora e in futuro”.