Mario Monti: “Inevitabile la decadenza di Berlusconi”
Torna a parlare Mario Monti, questa volta dai microfoni di Sky Tg24. Nell’intervista si affronta in primo luogo la questione della decadenza di Berlusconi, sulla quale l’ex premier non manifesta alcun dubbio di sorta: “Credo che la decadenza dovrà esserci, è fondamentale che si applichi lo stato di diritto qualunque sia il personaggio, grande o piccolo, coinvolto”.
Allo stesso tempo, però, il senatore a vita lascia aperto qualche spiraglio per il Cavaliere e, interpellato sull’eventuale concessione di grazia, appare possibilista: “Esistono strumenti che sono nella nostra Costituzione e che sono nell’esclusiva disponibilità del Capo dello Stato”, vale a dire “provvedimenti di clemenza che non mi scandalizzerei a priori se venissero considerati per un caso che è storicamente e politicamente di prima grandezza e anomalo”.
Da segnalare un passaggio su quelle che potrebbero essere le conseguenze nel caso di un voto favorevole alla decadenza nella Giunta per le immunità: “Una crisi di governo ora non sarebbe un grande affare per il Pdl”, che in questo esecutivo è ben rappresentato da cinque ministeri. Quindi “non è affatto scontato” che la decadenza di Silvio Berlusconi da senatore porti automaticamente a una crisi di governo e al voto anticipato”.
L’intervento del Professore vira poi sui temi economici, a lui molto cari: “Noi non dobbiamo avere l’ambizione di non far salire lo spread, dobbiamo avere l’ambizione di farlo scendere. Se il governo Letta proseguirà sulla strada delle riforme senza pagare prezzi politici che non hanno senso economico, come è stato sull’Imu con il Pdl, credo che un po’ alla volta lo spread scenderà”.
È chiaro, dunque, che secondo Monti il governo Letta debba proseguire sulla strada dell’austerity, inaugurata proprio dall’esecutivo tecnico da lui guidato, capace di produrre, grazie al ministro Fornero, riforme come quella delle pensioni e del lavoro, altamente impopolari ma nel contempo molto redditizie per le casse dello Stato.
Infine un parere sulla politica estera, caratterizzata dalla crisi siriana che agita il mondo intero: “Mi sembra molto ragionevole la posizione del governo italiano che condivido. C’è bisogno di un consenso un po’ vasto e se questo consenso non si manifestasse al consiglio di sicurezza dell’Onu, non vedrei una partecipazione diretta e attiva dell’Italia”.