Trichet sull’Italia: “Qualcosa è stato fatto, ma il paese è ancora indietro”
Trichet sull’Italia:” Qualcosa è stato fatto, ma il paese è ancora indietro”. E sulla situazione politica avverte: “La stabilità è fondamentale”
È un Trichet “bastone e carota” quello che si rivolge all’Italia ragionando ad ampio spettro sulla situazione politica ed economica del Belpaese. A colloquio con la stampa italiana durante i lavori del tradizionale appuntamento del workshop Ambrosetti sulle sponde del lago di Como, l’ex presidente della Bce tratteggia una condizione del nostro sistema-paese con qualche luce e ancora tante ombre. “Qualcosa è stato fatto”, soprattutto in tema di riordino dei conti pubblici e di stabilizzazione finanziaria, ma “molto duro lavoro resta ancora da fare”.
Un avvertimento, quello lanciato dall’ex numero uno dell’Eurotower, che sembra un invito ai governanti e all’intera classe politica a non sedersi sugli allori dei timidi segnali di ripresa di alcuni fondamentali dell’economia nazionale. La stella polare che dovrà orientare le prossime mosse dell’esecutivo Letta e di quelli che verranno dopo dovrà essere quella delle riforme strutturali che per troppo tempo sono state procrastinate e surrogate da scelte dal respiro sempre più corto. Si deve andare avanti con “più decisione possibile” ha spronato Trichet che ha individuato nella carenza di competitività e di flessibilità i due mail ormai atavici che affliggono il tessuto economico italiano, impedendone il pieno rilancio dopo la tempesta peretta della crisi finanziaria e del suo avvitarsi nella prolungata e profonda emergenza socio-economica.
Proprio una maggiore flessibilità in tutti i mercati – dei beni, servizi, regole e lavoro- è, secondo l’analisi del banchiere francese, quello che “serve per garantire all’Italia la risalita della produttività”. L’Italia – ha proseguito Trichet – “ha perso terreno a livello di competitività sia rispetto ai primi anni di vita della moneta unica, sia rispetto agli altri paesi dell’area euro”. Un’ involuzione, quella italiana sul fronte della produttività e del costo del lavoro, che deve assolutamente e urgentemente essere corretta se s’ intende centrare l’obiettivo della riduzione della disoccupazione e della crescita economica.
Rispondendo, infine, ad una domanda sulla ormai celebre lettera inviata all’indirizzo del governo italiano alla fine di settembre 2011 quando a guidare l’esecutivo era Berlusconi, l’ex vertice di Francoforte ha voluto precisare come “fu lo stesso governo italiano a decidere di rendere pubblica la missiva in una situazione di estrema drammaticità in cui era vitale ripristinare il corretto funzionamento del circuito della politica monetaria” mentre gli investitori, in preda a una crisi di fiducia, fuggivano dai titoli di stato italiani. Una fiducia che, seppur lentamente e faticosamente ricostruita, – ha ammonito Trichet- “non deve essere dispersa con una nociva instabilità politica e con un inefficiente rapporto tra pressione fiscale e spesa pubblica”.