Pettinari e le ragioni del cuore
Fin da bambini siamo abituati a considerare i calciatori al pari dei più celebri supereroi. Modelli da imitare e idoli celebrati, spesso non ci rendiamo conto che in realtà sono esseri umani deboli e fragili, a volte più delle persone comuni.
Così anche il più terribile infortunio può essere curato in poche settimane. “Forza, devi recuperare, tra poche domeniche c’è il derby!”
Eppure esistono momenti in cui il calciatore torna nella sua dimensione reale, diventa tutt’altro che indistruttibile e deve piegarsi ai problemi che lo affliggono. Ultimo di questi in ordine di tempo è quello di Leonardo Pettinari, calciatore fin da bambino e costretto a ritirarsi alla giovane età di 27 anni.
Il talento non gli è mai mancato: raggiunge il professionismo all’ inizio degli anni Duemila entrando a far parte del settore giovanile della Fiorentina, per poi proseguire la carriera in squadre di Serie C1 e B (Sangiovannese, Cittadella, Reggina) fino ad esordire nella massima serie con la maglia dell’Atalanta nel 2011. Tutto questo però non è sufficiente se il cuore non è quello di una persona normale: nel corso della stagione 2012-2013 gli viene infatti riscontrata una cardiomiopatia aritmogenica. Dieci anni di carriera, a correre su e giù per quel rettangolo verde, con una malformazione cardiaca. «Sono stato fortunato, potevo fare la stessa fine del ‘Moro’».
Già, quando si parla di un argomento del genere il primo pensiero va a Piermario Morosini e a quel terribile 14 aprile del 2012. La morte del centrocampista bergamasco ha fatto capire ancora una volta quanto sia imprevedibile la vita di un atleta e Leonardo Pettinari lo ha compreso a proprie spese. Appena riscontrata la diagnosi la decisione è immediata: sospensione dell’idoneità agonistica. In un primo momento, però, la voglia di correre dietro al pallone sembra più forte di ogni altra e il Varese gli dà la possibilità di continuare ad inseguire la sua passione. Alla fine però, nel gennaio 2013, arriva lo stop definitivo e la risoluzione del contratto: la posta in gioco è troppo alta. Non si rischia la vita per una palla.
L’addio di Pettinari riporta alla mente un altro caso particolare nel mondo del calcio: quello di Fabrice Muamba. Il forte centrocampista del Bolton, accasciatosi a terra il 17 marzo 2012 a causa di un arresto cardiaco, si è trovato per mesi di fronte ad un bivio: decidere di lasciare il calcio o tornare a giocare rischiando la morte. Dopo mesi di tormento, il 6 dicembre è arrivata la tanto sofferta decisione, ovvero l’addio a quel mondo che aveva sognato fin da bambino ed era riuscito a conquistare sudando prima sui campi congolesi e poi su quelli d’Oltremanica. Bastano pochi secondi per realizzare che la vita è appesa ad un filo. Leonardo Pettinari e Fabrice Muamba hanno detto basta: non esistono invincibili supereroi.