Mosca resta a Putin ma Navalny non si arrende
Dopo ben 9 anni i russi sono tornati alle urne per eleggere i propri rappresentanti municipali e regionali. Putin, dopo la strage di Beslan del 2004, aveva deciso di annullare le elezioni dirette di sindaci e governatori.
Prima della riformulazione del “voto diretto” quindi, amministratori regionali e cittadini, erano di nomina presidenziale, alla quale seguiva relativo voto “di facciata” dei consigli regionali.
Medvedev, nel 2012, dopo le proteste di piazza dell’anno precedente, ha reintrodotto la vecchia formula.
Nonostante si sia votato in molte parti del paese, gli occhi sono rimasti puntati principalmente su Mosca, d’altronde vi risiede il 15% della popolazione nazionale ovvero 12 milioni di persone.
Nella Capitale si sono sfidati: il grande favorito Serghei Sobyanin di 55 anni, sindaco dimissionario (ma rimasto ad interim sulla sua poltrona) nonché esponente del partito presidenziale, e l’avvocato, blogger anti-corruzione Alexei Navalny di 37 anni: outsider sì, ma anche vero e proprio astro nascente della politica russa, problemi giudiziari compresi.
Alla fine l’ha spuntata il primo con il 51%: Sobyanin, vecchio uomo d’apparato da sempre nel cuore di Putin (ma non dei moscoviti). Quest’ultimo gli aveva consegnato Mosca nel 2010, richiamandolo dal suo incarico in Siberia, nella Provincia di Tiumen.
Sobyanin, però, si è poi “stranamente” dimesso, convocando le nuove elezioni dirette per la Capitale, accorpate con quelle delle altre regioni. Si voleva probabilmente blindare la città, che ospita il Cremlino, fino alle prossime Presidenziali (presumibilmente si svolgeranno nel 2018) visto che alle ultime nel 2012, Putin non ha raccolto più del 50% dei consensi a Mosca.
Navalny è, invece, un noto blogger, che da tempo si scaglia contro le corruttele della politica russa, ed è anche un esponente del partito liberale Parnas. Ha impostato la sua campagna elettorale su un modello inedito dalle parti di Mosca: quello “obamiano”.
Raccolta fondi, 20.000 volontari impiegati nella campagna elettorale, costante contatto con la gente, al contrario di Sobyanin che non ha voluto sostenere neanche un dibattito televisivo con gli avversari, ha saputo sfruttare la volontà di cambiamento che si respira dalle parti di Piazza Bolotnaya, il cuore delle proteste moscovite sui presunti brogli delle ultime presidenziali. Proteste che lo stesso Navalny aveva guidato.
Da oppositore di Putin è riuscito a portare una ventata di vivacità nella mummificata politica russa, ma non si è fatto mancare qualche grana giudiziaria: sulla sua testa pesa un arresto sospeso in attesa dell’appello contro la condanna, 5 anni per appropriazione indebita di una quantità di legname statale (per un valore che si aggira intorno ai 300 mila euro) poi rivenduto a minor prezzo, nella città di Kirov nei pressi di Mosca, di cui era amministratore. Sul Processo aleggia un’ombra di sospetto però, a molti sembra architettato ad arte dal Regime. Nelle percentuali di voto la fiducia nei confronti di questo giovane politico effettivamente si riscontra. Sobyanin avrebbe dovuto vincere con una maggioranza bulgara, Navalny alla fine ha raggiunto quasi il 30% dei voti. Praticamente un successo straordinario.
Il blogger adesso denuncia brogli e falsificazioni, per esempio la comunicazione dell’affluenza alle urne ben due ore dopo la chiusura dei seggi ma anche il massiccio ricorso al voto domiciliare. L’obiettivo è il ballottaggio, per questa sera alle 17 ora italiana, a Mosca saranno le 19, Navalny ha richiamato il suo popolo in Piazza per chiedere accertamenti sulle percentuali, sicuro che ci sia da svolgere un secondo turno. Sobyanin da parte sua invita alla calma i sostenitori, chiede agli avversari di riconoscere la sconfitta. Ha poi aggiunto che i Moscoviti hanno visto più di una rivoluzione, nessuno spera di vederne un’altra. Forse.