Siria: verso una soluzione politica?
Dopo la proposta del Ministro degli esteri russo, Serghiei Lavrov, di mettere sotto controllo internazionale gli arsenali di armi chimiche in Siria, da subito approvata dal collega siriano Walid al Mualim, si fanno sempre più insistenti le possibilità di una soluzione politica della guerra.
Quest’oggi il capo della diplomazia siriana ha proseguito il tour in Russia, incontrando Serghiei Narishkin, Presidente della Duma, la Camera bassa del Parlamento russo. Anche nel corso di questo incontro, Walid al Mualim ha ribadito l’assenso del Governo siriano per la messa sotto monitoraggio internazionale degli arsenali di armi chimiche di Assad. Gli ha fatto eco in giornata anche il Premier siriano Wael al-Halqi che, alla tv di Stato siriana, ha affermato di essere d’accordo con tale proposta, pur di “risparmiare il sangue” dei siriani. Questa proposta,secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa Interfax, era stata già oggetto di un confronto blindato tra Obama e Putin a margine del G20 dello scorso weekend,a S. Pietroburgo. Lo zampino americano nella vicenda è stato, tuttavia, confermato anche da Lavrov che, in conferenza stampa a Mosca, ha detto che tale proposta “non è del tutto russa, ma origina dai contatti con la diplomazia americana.
Le reazioni internazionali non si sono fatte attendere. La Casa Bianca, attraverso un funzionario che ha incontrato i parlamentari democratici della Camera dei Rappresentanti quest’oggi, dice che la priorità ora è la diplomazia. Barack Obama ha chiesto al Congresso di rinviare il voto sull’uso della forza contro la Siria per verificare “i segnali incoraggianti” che arrivano dal fronte diplomatico, ma ha avvertito che gli Stati Uniti devono essere pronti a “reagire” all’attacco chimico perpetrato dal regime. Secondo il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, il Presidente chiederà comunque l’autorizzazione al Congresso per l’uso della forza in Siria, in attesa che vengano resi noti i risultati delle ispezioni ONU a Damasco, che si sono svolte nei giorni scorsi.
La Francia, dal canto suo, ha annunciato che presenterà una risoluzione ONU per “condannare il massacro del 21 agosto, fare piena luce sul programma di armi chimiche, istituire un sistema d’ispezione e sanzionare gli obblighi che verranno eventualmente violati dalla Siria nel controllo delle armi chimiche”, ha riferito il Ministro degli Esteri Fabius. Dal Quai d’Orsay fanno sapere che ogni opzione è ancora sul tavolo, pertanto l’ipotesi di un’azione militare non è ancora del tutto scongiurata. Anzi, Parigi teme che quella della Russia possa essere una “manovra distorsiva”.
La posizione di Londra non è diversa da quella di Parigi: per Cameron, la proposta russa suscita alcune perplessità. “Sta a Russia e Siria dimostrare che la proposta è genuina”. L’Iran, manco a dirlo, si dice favorevole a questa proposta, “Vogliamo che la nostra regione sia liberata da armi di
Distruzione di massa.” Ha fatto sapere il Ministro degli esteri iraniano attraverso la sua portavoce, precisando, però, che devono essere “incluse anche le armi chimiche in mano ai ribelli”.
Ora il prossimo passo spetta agli USA, con il voto al Congresso e poi al Senato nei prossimi giorni. Intanto,il numero degli americani contrari ad un intervento militare in Siria è aumentato: il 63% non è favorevole, secondo il sondaggio di Pew Research Center.In seguito, la palla passerà all’ONU, dove Obama, Cameron e Hollande si dicono disposti a discutere la proposta russa, secondo quanto riporta Agence France-Presse.
Nel frattempo, Human Rights Watchs ha diffuso un dettagliato dossier di 30 pagine nel quale dimostra l’uso di armi chimiche da parte del regime di Assad, nell’attacco del 21 agosto a Ghouta,ma sostiene che il numero di vittime non sia stato di 1400 persone, come affermato dagli Stati Uniti, ma di alcune centinaia in meno.
Annalisa Boccalon