Dopo averla annunciata da tempo, martedì scorso Vox ha formalizzato la mozione di sfiducia al governo Sanchez. L’articolo 113 della Costituzione spagnola prevede che, insieme alla mozione, venga presentato anche un nome per sostituire il presidente in carica. Si era vociferato di un candidato indipendente, anche per provare a far convergere sulla mozione il Partido Popular e Ciudadanos, ma i due partiti hanno declinato l’invito.
Un’impresa tutta in salita per Vox
I numeri hanno permesso al partito di estrema destra di procedere anche da solo, visto che è necessario che a sottoscrivere la mozione sia un decimo dei deputati: Vox ne conta 52 su 350, superando abbondantemente la soglia necessaria per dare il via al procedimento. Il candidato designato per sostituire Sanchez è Santiago Abascal, leader di Vox.
Che la mozione passi, tuttavia, sembra veramente difficile. E’ necessaria la maggioranza assoluta, quindi 176 deputati su 350. Con il supporto del PP e di Ciudadanos sarebbe stata una partita complessa, senza questi, per ovvie ragioni, risulta un’impresa titanica. Difficile un ripensamento dell’ultimo minuto, visto che le segreterie dei due partiti hanno debitamente preso le distanze da un’iniziativa che potrebbe “mettere le ali a Sanchez”, oltre ad essere “un’operazione di marketing per Vox, che non porterà a un cambio dell’esecutivo e farà perdere soltanto tempo e denaro”. Salvo sorprese clamorose, Abascal continuerà ad essere un leader d’opposizione.
La quinta mozione della storia democratica, la terza in tre anni
Quella firmata da Vox è la quinta mozione di sfiducia dal ritorno della democrazia, la terza negli ultimi tre anni. L’unica ad aver avuto esito positivo è stata quella che portò proprio Pedro Sanchez nel 2018 a diventare il nuovo presidente del paese in seguito al “Caso Gurtel”. La mozione ai danni di Rajoy ebbe 180 voti favorevoli, 169 contrari e 1 astenuto. Impresa che non era riuscita un anno prima a Pablo Iglesias di Podemos, con la sfiducia nei confronti di Rajoy che ottenne soltanto 82 voti favorevoli, con 170 contrari e 97 astenuti
Gli altri due precedenti, entrambi falliti, risalgono agli anni ’80. Il primo porta la firma dei socialisti, che nel 1980 provarono a sfiduciare Adolfo Suarez, presentando come candidato sostituto Felipe Gonzalez. Il secondo tentativo fu invece ad opera dei popolari nel 1987, quando provarono a far cadere il governo del già citato Gonzalez.
Il candidato designato della mozione sorride (quasi) sempre, anche se perde
Il dato interessante è che tutti i candidati delle mozioni di sfiducia sono poi arrivati al governo. Felipe Gonzalez divenne presidente appena due anni dopo la mozione di sfiducia bocciata nei confronti di Suarez, rimanendo in carica fino al 1993. Pablo Iglesias è diventato vicepresidente del Governo Sanchez II e – ovviamente – Pedro Sanchez è diventato presidente in seguito alla vittoria della mozione contro Rajoy del 2018. E’ andata male soltanto ad Antonio Hernandez Mancha, la cui mozione cadde contro un governo del PSOE che aveva la maggioranza assoluta dei seggi. La sua era un’impresa titanica, proprio come quella che attende Santiago Abascal.