Si tratta probabilmente dell’intervista più chiacchierata e discussa degli ultimi mesi e che avrà strascichi disciplinari. Ma più si conosce dell’audio originale dell’intervista al giudice Antonio Esposito, presidente della sezione feriale della Corte di cassazione che ha condannato Silvio Berlusconi in via definitiva, e più pare che la tempesta delle settimane scorse sia basata sul nulla.
Due giorni fa, infatti, la trasmissione di La7 Piazzapulita ha mandato in onda altri stralci dell’intervista, in cui assieme alla voce di Esposito si ascolta quella del giornalista del Mattino Antonio Manzo; l’estratto fatto ascoltare è parzialmente ripreso nell’intervista scritta (nella sua prima parte).
Nell’audio originale Esposito spiega con piglio professorale che la sezione feriale è nata proprio per evitare che certe cause vadano in prescrizione, oppure che scadano i termini della carcerazione preventiva. Esposito sottolinea di aver ricevuto dall’apposito ufficio della III sezione penale della Cassazione l’indicazione che il reato si sarebbe prescritto il 1° agosto, per cui fissare la discussione nella prima udienza possibile in tempo utile è un atto dovuto.
Lo stesso Esposito aggiunge che altre tre cause trattate il 30 luglio si sarebbero prescritte il giorno dopo, e un’altra ancora il 4 agosto. Affermazioni del tutto legittime e rispondenti al vero, senza nessun riferimento a contenuti che dovevano restare segreti perché la motivazione della condanna non era ancora stata redatta.
Ascoltando questo estratto e mettendolo a confronto con l’intervista scritta, piuttosto, si nota un’altra cosa. Rispetto alla registrazione originale, infatti, aumentano decisamente gli interventi del giornalista, con domande aggiunte che nell’audio non risultano: esse vengono inserite all’interno del discorso di Esposito, spezzando una risposta più lunga.
La stessa cosa, a ben guardare, sarebbe avvenuta con la nota risposta (pubblicata dal Mattino subito dopo lo scoppio delle polemiche), in cui il giudice dice che il teorema “non poteva non sapere” è una stupidaggine. In quella parte sonora, infatti, non c’è nessuna domanda relativa alle motivazioni della condanna a Berlusconi: si ritrova la risposta di Esposito, ma senza alcun riferimento alla vicenda dei diritti tv Mediaset.
Restano ancora inediti circa 30 dei 34 minuti complessivi della chiacchierata, che è in possesso della Procura Generale della Cassazione, dopo l’acquisizione nell’ambito dell’istruttoria disciplinare avviata su richiesta del ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri. Se però quelli che si sono ascoltati finora sono i punti salienti (e più delicati) dell’intervista, il giudice Esposito non ha nulla da temere, nemmeno dal Csm.
Gabriele Maestri