Nel clima sempre più rovente dei rapporti tra giustizia e politica e del conflitto permanente tra una parte della classe politica e la magistratura è intervenuto oggi il vicepresidente del Csm (in quota Udc) Michele Vietti.
Il numero due dell’organo di autogoverno della magistratura, provando a porre un argine agli attacchi del centrodestra che ormai giungono, con cadenza quotidiana, ai magistrati milanesi e della Cassazione che hanno condannato in via definitiva Silvio Berlusconi per il reato di frode fiscale, ha bollato come “irricevibili le teorie complottiste che attribuiscono all’autorità giudiziaria intenti e strategie persecutorie”.
Per l’ex magistrato, infatti, i giudici “fanno semplicemente il loro dovere anche se questo non esclude che un singolo magistrato possa sbagliare”. Vietti, quindi, nega con forza qualsiasi ipotesi o trama oscura che veda la magistratura, o una frangia di essa, impegnata ad abbattere nemici politici, o presunti tali, a colpi di sentenze e indagini.
Parole, quelle del Vicepresidente del Csm, che sembrano una seppur indiretta risposta alle accuse gravissime lanciate ieri in alcuni studi televisivi da esponenti del Pdl, dal superfalco Daniela Santanchè in particolare, che aveva raffigurato la corrente di sinistra delle toghe di Magistratura democratica come “una setta segreta”, una sorta di antistato che agisce per destabilizzare la democrazia nel Paese.
Parole evidentemente troppo pesanti per poter passare inosservate o essere lasciate senza replica. A meno di 24 ore è, infatti, arrivata la secca stoccata del vicepresidente del Csm che, invocando il rispetto dell’ordine giudiziario, ha richiamato le esternazioni del capo dello Stato in materia.
“Napolitano – ha aggiunto Vietti – ha sottolineato ripetutamente l’importanza della divisione dei poteri e del reciproco rispetto tra i vari soggetti istituzionali della Repubblica come cardine di un regolare svolgimento della vita politico-istituzionale e come democratica” e ai loro appartenenti, che esercitano il loro ruolo con “lealtà e professionalità”.
A fare il paio con le dichiarazioni del vicepresidente del Csm, sono arrivate anche le parole del consigliere Vittorio Borraccetti secondo il quale l’organo di autogoverno delle toghe”non può assolutamente restare indifferente alle calunnie, ma deve tutelare l’onore della magistratura”.
Lo stesso Borraccetti ha sottolineato, prendendo di mira esplicitamente il j’accuse dei dirigenti pidiellini, “la gravità delle accuse mosse ai giudici descritti addirittura come componenti di una setta impegnata nell’eversione”.