Elezioni in Norvegia e tensioni in Svezia: la settimana scandinava
Nel frattempo l’ormai ex premer laburista Jens Stoltenberg dichiara di non avere intenzione di lasciare la politica: nulla di strano, il passaggio di consegne all’interno del partito laburista sarà un processo organico che prenderà del tempo. La domanda gli è stata posta direttamente: sarà ancora lui il candidato premier alle elezioni del 2017? “La decisione spetta al congresso del partito laburista e quando sarà il momento esprimerò la mia posizione” ha spiegato Stoltenberg, aggiungendo che “c’è ancora tanto da fare, anche se i miei capelli sono molto più bianchi rispetto al 2001, quando ho lasciato per la prima volta l’incarico di primo ministro”.
In Svezia e in Finlandia, invece, i sondaggi raccontano di governi in grossa difficoltà
A Stoccolma un governo in carica da otto anni sembra avviato verso una sconfitta elettorale. La differenza è che in Svezia a perdere dovrebbero essere i conservatori del premier Reinfeldt, a tutto vantaggio del centrosinistra. Schieramenti invertiti ma esito identico.
A ribadirlo è l’ennesimo sondaggio pubblicato dai quotidiani nei giorni scorsi. Secondo un’indagine condotta dall’Expressen/Demoskop i rosso-verdi continuano ad avere un vantaggio considerevole sul governo di centrodestra: 48,9 per cento contro 39,9. Un distacco che sarà difficile colmare.
Il premier Reinfeldt per ora smentisce di avere in testa ipotesi di rimpasti di governo: “Non sto preparando nessun rimpasto di governo” ha detto, “anche se bisogna sempre essere pronti a fare i cambiamenti”.
In Finlandia la situazione è molto simile. La fine dell’estate ha riportato a galla tutte le difficoltà del governo. Il principale partito del paese oggi è il Partito di Centro (23,8 per cento), seguito dai Veri Finlandesi (19,3). E questo significa che al primo e al secondo posto stanno i due partiti che siedono all’opposizione. Il Partito di Coalizione Nazionale del premier Katainen è al 18,3 per cento, mentre i laburisti scendono al 15. Gli elettori non sembrano apprezzare soprattutto la rotta economica seguita dall’esecutivo.
Come se non bastasse, in questi giorni c’è stato anche un piccolo terremoto nel Partito di Coalizione Nazionale. L’ala giovanile ha diffuso le proprie proposte politiche: stop al supporto finlandese nei confronti dei paesi europei e stop all’accoglienza dei rifugiati.
Una posizione che ha sorpreso i vertici. Alcuni hanno preso immediatamente le distanze, altri hanno provato a ridimensionare interpretando queste proposte come provocazioni per punzecchiare il partito e spingerlo a fare meglio. Katainen fa parte del primo gruppo: una piattaforma del genere, ha dichiarato, è lontanissima dalle idee fondanti dello schieramento politico che lui guida.
E sul banco degli imputati finisce Susanna Koski, alla testa dell’ala giovanile del partito. “L’ho supportata in passato e continuerò a farlo anche in futuro” ha dichiarato il primo ministro. Ma la questione non sembra per niente chiusa.