Roma e rifiuti. Il sindaco Ignazio Marino e il governo non hanno dubbi: la discarica di Malagrotta chiuderà il 30 settembre.
Qualcun altro non è della stessa opinione. Resta in piedi l’ipotesi di conferire i rifiuti della Capitale nel sito di Falcognana (sulla via Ardeatina, non lontano dal santuario del Divino Amore) ma tra proteste e tempi stretti sul destino dei rifiuti romani resta l’incertezza.
Tramontati i sospetti che dietro il sito di Falcognana (dove vengono già smaltiti rifiuti speciali) ci fossero personaggi vicini all’Ndrangheta, l’intera questione è tornata ad essere quello che è sempre stato: una delicatissima partita politica. Nella quale sono entrati in molti.
Il sindaco Marino è convinto che la città saprà rispettare le tappe stabilite: “L’assessore all’Ambiente sta lavorando giorno e notte affinché il 30 settembre, come abbiamo promesso, chiuda Malagrotta. E sono sicuro che questo avverrà”.
La pensano allo stesso modo anche il ministro per gli Affari europei, Enzo Moavero, e quello dell’Ambiente Andrea Orlando. Per Moavero quello di Malagrotta “è un caso controverso, collegato all’individuazione di un altro sito”. E su questo aspetto il ministro Orlando ha ricordato come il percorso istituzionale che dovrà portare all’individuazione del sito alternativo passa per la figura del Commissario straordinario, il prefetto Goffredo Sottile, il quale ha ribadito spesso di non voler autorizzare una ulteriore proroga. Insomma sulle scadenze il governo pare non avere dubbi: a fine mese Malagrotta chiuderà.
Molto meno ottimista è il Movimento 5 Stelle in Regione Lazio, che nei giorni scorsi aveva dichiarato: “Chiudere Malagrotta entro il 30 settembre è pura utopia dato che esistono tempi tecnici di almeno undici mesi per un eventuale progetto di adeguamento del sito di Falcognana”.
Nel frattempo non si fermano le proteste di coloro che vivono nei pressi del Divino Amore: proteste che vanno avanti da oltre un mese e che hanno raccolto per strada adesioni d’ogni tipo, non solo politiche. Uno dei primi ad esprimere un no secco era stato ad esempio Renato Brunetta, capogruppo del Pdl alla Camera, che a Falcognana ci vive insieme alla moglie. E poi c’era stato Francesco Totti. Il capitano della Roma s’era fatto fotografare con una maglietta dal messaggio inequivocabile: “No discarica al Divino Amore”, grosse lettere rosse su sfondo bianco. Lo stesso hanno fatto i Cugini di Campagna e Greg.
I comitati cittadini nel corso dell’estate hanno organizzato volantinaggi, blocchi stradali, proteste sotto gli uffici del ministero. Si sono spinti anche fino a piazza San Pietro, per chiedere aiuto al Papa. Le rassicurazioni dell’amministrazione capitolina (a Falcognana solo rifiuti trattati) fino a oggi non sono servite a placare gli animi. A questo punto un’accelerazione potrebbe incendiare la protesta.
E un’accelerazione sembra inevitabile. I terreni di Falcognana potrebbero essere espropriati, ma di tempo per preparare il sito ad accogliere i rifiuti di Roma ce ne è davvero poco. Forse troppo poco.