Mercoledì 30 settembre, La Commissione Europea ha presentato il primo report annuale sull’andamento dello stato di diritto nell’Unione. In questa analisi rivolta ai 27 Stati Membri, la Commissione si è espressa assestando note positive e preoccupazioni per ciascuno Stato, basandosi su 4 pilastri: sistema giudiziario; anti-corruzione; pluralismo dei media; e rispetto dei checks and balances.
Per quanto riguarda l’Italia, la Commissione si è espressa su:
Sistema giudiziario
Secondo il report, l’Italia ha un quadro legislativo solido basato sulla salvaguardia dell’indipendenza giudiziaria per giudici e pubblici ministeri. Nonostante ciò, la percezione dell’opinione pubblica sull’indipendenza giudiziaria è bassa a causa di interferenze e pressioni da parte del Governo e della politica.
Inoltre, la Commissione plaude alla proposta del governo per una riforma del Consiglio Superiore della Magistratura al fine di fronteggiare lo scandalo dell’inchiesta Palamara del 2019. La riforma, che verrà presto discussa in Parlamento, prevede l’aumento del numero dei Membri del CSM; una maggiore trasparenza nelle nomine; l’eliminazione delle correnti all’interno del Consiglio; e più rigidi requisiti per i magistrati che vogliono entrare in politica.
Desta maggiore preoccupazione l’efficienza del sistema giudiziario riguardante la lunghezza dei processi. Il tempo stimato per risolvere le controversie civili e commerciali rimane uno dei più alti in Europa.
Infine, sono viste di buon occhio le riforme attuate per introdurre standard per migliorare la qualità delle decisioni giudiziarie, tramite la cooperazione tra magistratura, avvocati e Ministero della Giustizia.
Anti-corruzione
L’Italia ha rafforzato il quadro istituzionale e legislativo riguardante l’anti-corruzione. La legge anti-corruzione del 2019 ha irrigidito le sanzioni per crimini di questo genere, sotto la guida dell’Autorità Nazionale Anti-Corruzione.
Inoltre, l’Italia presenta un efficiente sistema di confisca e recupero beni che permette di completare al meglio il regime sanzionatorio dei crimini di corruzione, e questo sistema “è largamente riconosciuto come buona pratica a livello internazionale“.
Nonostante ciò, il regime di conflitto di interessi è frammentato e il sistema di incompatibilità e ineleggibilità che si applica ai pubblici ufficiali non ha chiara applicazione.
Infine, l’Italia non ha ancora adottato nessuna legge che regoli le attività di lobbying.
Pluralismo dei media
L’indipendenza dei media italiani resta un problema, tant’è che l’Italia viene classificata a medio rischio a causa delle forti influenze politiche nel settore audiovisuale e, in misura minore, anche nella carta stampata.
Preoccupano, inoltre, i frequenti attacchi fisici e le minacce di morte rivolte ai giornalisti. Per fronteggiare questo problema il ministro dell’Interno ha istituito nel 2017 un centro di coordinamento per monitorare le minacce ai giornalisti e per sviluppare contromisure.
Checks and balances
La Commissione mette in risalto la mancanza di un’istituzione indipendente per i diritti umani anche se constata il fatto che il Parlamento ne stia discutendo.
“L’Italia ha una vivace e varia società civile” anche se preoccupa la complessità del processo di registrazione per le ONG e i ritardi nell’implementazione di leggi nel settore no-profit. A questo riguardo, la Commissione è allarmata dalla campagna diffamatoria diffusa nel Paese contro il lavoro delle ONG nel settore immigrazione.
In conclusione, il rapporto della Commissione ha evidenziato notevoli miglioramenti per l’Italia, cui stato di diritto è solido e quindi non desta particolare preoccupazione. Nonostante ciò, la lunghezza dei processi e la politicizzazione dei media sono da monitorare in quanto segni di mancanza di efficienza e indipendenza dalla politica.