L’Europa migliora, le stime sono in crescita, ma l’Italia rischia di nuovo una procedura per deficit eccessivo. E’ questo il contenuto (amaro per noi) dell’ultima comunicazione della Banca centrale europea, che mette in guardia anche il nostro paese.
Se, in generale, è previsto per la zona euro un “lento recupero” nei prossimi mesi (grazie a una politica monetaria favorevole che sostiene la domanda interna), i dati relativi all’Italia non consentono alla Bce di vedere un futuro roseo per noi.
A suggerire questo atteggiamento è soprattutto l’aggravamento del fabbisogno: il dato, infatti, “mette in risalto i rischi crescenti per il conseguimento dell’obiettivo di disavanzo” al 2,9% del Pil per il 2013. In particolare, a luglio 2013 si è registrato un fabbisogno finanziario di 51 miliardi di euro (3,3% del Pil), mentre un anno prima era inferiore ai 28 miliardi (1,8% del pil).
Il peggioramento del dato si deve essenzialmente a un’azione doverosa come il pagamento dei debiti della PA verso i privati, ma per l’Europa il fine nobile dell’azione non fa differenza. A peggiorare la situazione, poi, provvederebbero gli interventi decisi fin qui dal governo Letta per l’abolizione dell’Imu del 2013 e quelli che serviranno per rinviare l’aumento dell’Iva.
In particolare, le mancate entrate da Imu per il 2013 (circa 2,4 miliardi di euro, lo 0,1% del Pil) da ripianare con tagli e altre entrate e l’aumento di alcune accise e imposte dirette per compensare il rinvio a ottobre dell’aumento dell’Iva (ma anche le misure del “decreto Fare” che aumentano la spesa) non piacciono affatto all’Eurotower. Le nuove raccomandazioni Ue sul rientro dei deficit eccessivi contengono “ampie proroghe delle scadenze” e “un marcato rallentamento del risanamento“.
La situazione critica, peraltro, non riguarda solo i conti dell’Italia: per alcuni Paesi, come Portogallo e Spagna, infatti, si è ridotto il risanamento strutturale e “ciò potrebbe accrescere i rischi per la sostenibilità delle finanze pubbliche”.