Sindaco New York. De Blasio sogna l’elezione
Ha raccolto, invece, un modesto 15,5% dei consensi: paga probabilmente anche l’appoggio al colpo di mano di Bloomberg che cambiò la legge, pur di potersi presentare per svolgere un ulteriore mandato dopo i due consecutivi già svolti. Poi c’è Thompson, ex “comptrotter” di 60 anni, che già aveva provato a diventare sindaco nel 2009 venendo poi sconfitto dal solito Bloomberg, ha riscosso un buon 26,2%. A Thompson, però, sono mancati molti voti afroamericani, proprio a lui che è l’unico candidato di colore in competizione.
Molti dei voti della comunità nera newyorkese, ma anche di quella ispanica oltre che di quella italiana, sono andati, infatti, al grande vincitore delle primarie democratiche: Bill De Blasio che si attesta al 40% di voti che, per legge nazionale, è quota minima necessaria per vincere le primarie.
De Blasio, di 52 anni e di origini campane, ha una moglie afroamericana conosciuta ai tempi dell’ultimo sindaco democratico e nero che New York abbia mai avuto, David Dinkins. La moglie di De Blasio, Chirlane, ha dichiarato di aver vissuto una lunga parte della sua vita preferendo il suo stesso sesso, poi l’incontro con quello che oggi è il “public advocate” (carica creata nel 1993 – una sorta di difensore legale dei diritti dei cittadini) della Grande Mela.
Bill e Chirlane si sono stabiliti a Brooklyn, hanno due figli: Dante e Chiara, di 16 e 18 anni. In particolare Dante, con la sua gigante chioma afro ha servito fedelmente la causa paterna suscitando curiosità sul web (il suo Hashtag su Twitter, #fromentus, è uno dei più seguiti degli ultimi giorni).
Grazie a un video accattivante in cui vuole “raccontare qualcosa di più su Bill De Blasio” ha praticamente conquistato i giovani newyorkesi e colto al volo la voglia di un volto, più stile Obama, che si respira nella città più “liberal” d’America ma che non ha un sindaco democratico dal 1989.
La campagna di De Blasio è incentrata sul “tale of two cities”, sul “racconto di due città”: quella che si è ripresa alla grande dopo l’11 Settembre grazie a Giuliani e Bloomberg guadagnando ricchezza e privilegi e quella che si è impoverita, quella delle minoranze e della classe media, dei disservizi e della disuguaglianza. Le priorità per il candidato democratico sono: il calo degli affitti, la città lasciata da Bloomberg è un cantiere a cielo aperto ma resta e si aggrava l’emergenza dei “senza-tetto”, aumentare il numero degli asili pubblici grazie a una “patrimoniale” sui redditi maggiori di 500mila dollari, rinnovare i vertici della Polizia e mettere fine alla pratica dello “stop and frisk” che permette alle forze dell’ordine di effettuare controlli su un qualsiasi passante senza fondate motivazioni ovvero una pratica di “discriminazione razziale” e “racial profiling”.
Tra gli altri provvedimenti di cui ha parlato in campagna elettorale vediamo: la costruzione di nuove piste ciclabili, il potenziamento della metropolitana al di fuori di Manhattan, la creazione di un fondo comune per la manutenzione degli spazi verdi più trascurati, il “voto in pagella” per i ristoranti da appendere rigorosamente fuori dal locale. Il candidato democratico, che era stato persino arrestato durante una manifestazione poco tempo fa, si è presentato come l’uomo giusto per rappresentare il 99%, la maggioranza, ricordando i tempi di Occupywallstreet, contro l’1%. Le sue possibilità di vincere sono buone, anzi ottime al momento, anche se, a Manhattan, è importante convincere anche l’1%, se si vuole diventare sindaco.