Sindaco New York.: da Bloomberg a De Blasio?
A New York c’è un grande fermento e i cittadini della Grande Mela non vedono l’ora di votare e voltare pagina dopo 12 anni con lo stesso uomo alla guida: si può dire che la bagarre elettorale in vista delle elezioni del 5 Novembre 2013 sia cominciata già da tempo. Sono pronti anche i candidati. Sul versante Repubblicano sono stati pochi i dubbi sul nome di chi avrebbe lottato per conquistare il posto del sindaco uscente Bloomberg, ora è tutto chiaro anche per quello che riguarda i risultati delle primarie democratiche.
PARTITO REPUBBLICANO
La scelta per gli elettori del “Grand Old Party” si è limitata a due candidati: Joseph Lhota e John Catsimatidis. Il primo ha 58 anni: la famiglia del padre è ceca, mentre la madre è per metà italiana e per metà americana. Dalla sua parte: il forte rapporto che lo lega al sindaco del 9/11 Rudy Giuliani (era l’Assessore per le operazioni di quest’ultimo), oltre ad essere stato, con successo, a capo della MTA (l’azienda dei trasporti pubblici cittadini). Ha la fama di essere un conservatore “senza se e senza ma” tuttavia lo definiscono anche un “pragmatico” risolutore di problemi e amministratore di risorse, potrebbe risultare troppo di “destra” per convincere anche gli elettori moderati e centristi.
Catsimatidis, invece, è un imprenditore “prestato” alla politica: nel 1969 apre il suo primo negozio di alimentari, a Manhattan, “Red Mela”, adesso, secondo Forbes, risiede stabilmente in 132esima posizione nella classifica degli uomini più ricchi degli Usa. Il suo slogan che lo voleva “a favore del popolo ma anche degli imprenditori” non ha portato ai risultati sperati: ha preso poco più del 40% dei voti alle primarie, mentre Lhota ha stravinto il 52%. Dunque quest’ultimo sarà la carta che i Repubblicani giocheranno per continuare a governare New York (anche se alle ultime elezioni Bloomberg si era presentato come indipendente).
PARTITO DEMOCRATICO
Molto diversa la situazione in campo democratico, ben 5 candidati si sono sfidati durante le primarie del 10 Settembre: Christine Quinn, William Thompson, Bill De Blasio, John Liu, Anthony Weiner. Liu, attuale “comptrotter” (supervisore dei conti e delle politiche del comune) non è andato oltre il 7% delle preferenze. Weiner, ex astro nascente della politica statunitense, non ha superato il 5%, da parte sua paga il dazio a più di uno scandalo sessuale (al quale hanno dedicato perfino una pagina di Wikipedia) che sembra aver compromesso per sempre la sua carriera politica. La partita si è svolta quindi tra i primi tre. Se vi era un candidato favorito nella corsa per il posto di candidato sindaco questa era sicuramente Christine Quinn, l’esponente politico più potente dopo Bloomberg in città, in quanto Presidente del Consiglio Comunale. Dichiaratamente di sinistra, non ha mai nascosto la sua omosessualità, sarebbe potuta diventare il primo sindaco donna e gay della storia di New York.
(Per continuare la lettura cliccate su “2”)
Ha raccolto, invece, un modesto 15,5% dei consensi: paga probabilmente anche l’appoggio al colpo di mano di Bloomberg che cambiò la legge, pur di potersi presentare per svolgere un ulteriore mandato dopo i due consecutivi già svolti. Poi c’è Thompson, ex “comptrotter” di 60 anni, che già aveva provato a diventare sindaco nel 2009 venendo poi sconfitto dal solito Bloomberg, ha riscosso un buon 26,2%. A Thompson, però, sono mancati molti voti afroamericani, proprio a lui che è l’unico candidato di colore in competizione.
Molti dei voti della comunità nera newyorkese, ma anche di quella ispanica oltre che di quella italiana, sono andati, infatti, al grande vincitore delle primarie democratiche: Bill De Blasio che si attesta al 40% di voti che, per legge nazionale, è quota minima necessaria per vincere le primarie.
De Blasio, di 52 anni e di origini campane, ha una moglie afroamericana conosciuta ai tempi dell’ultimo sindaco democratico e nero che New York abbia mai avuto, David Dinkins. La moglie di De Blasio, Chirlane, ha dichiarato di aver vissuto una lunga parte della sua vita preferendo il suo stesso sesso, poi l’incontro con quello che oggi è il “public advocate” (carica creata nel 1993 – una sorta di difensore legale dei diritti dei cittadini) della Grande Mela.
Bill e Chirlane si sono stabiliti a Brooklyn, hanno due figli: Dante e Chiara, di 16 e 18 anni. In particolare Dante, con la sua gigante chioma afro ha servito fedelmente la causa paterna suscitando curiosità sul web (il suo Hashtag su Twitter, #fromentus, è uno dei più seguiti degli ultimi giorni).
Grazie a un video accattivante in cui vuole “raccontare qualcosa di più su Bill De Blasio” ha praticamente conquistato i giovani newyorkesi e colto al volo la voglia di un volto, più stile Obama, che si respira nella città più “liberal” d’America ma che non ha un sindaco democratico dal 1989.
La campagna di De Blasio è incentrata sul “tale of two cities”, sul “racconto di due città”: quella che si è ripresa alla grande dopo l’11 Settembre grazie a Giuliani e Bloomberg guadagnando ricchezza e privilegi e quella che si è impoverita, quella delle minoranze e della classe media, dei disservizi e della disuguaglianza. Le priorità per il candidato democratico sono: il calo degli affitti, la città lasciata da Bloomberg è un cantiere a cielo aperto ma resta e si aggrava l’emergenza dei “senza-tetto”, aumentare il numero degli asili pubblici grazie a una “patrimoniale” sui redditi maggiori di 500mila dollari, rinnovare i vertici della Polizia e mettere fine alla pratica dello “stop and frisk” che permette alle forze dell’ordine di effettuare controlli su un qualsiasi passante senza fondate motivazioni ovvero una pratica di “discriminazione razziale” e “racial profiling”.
Tra gli altri provvedimenti di cui ha parlato in campagna elettorale vediamo: la costruzione di nuove piste ciclabili, il potenziamento della metropolitana al di fuori di Manhattan, la creazione di un fondo comune per la manutenzione degli spazi verdi più trascurati, il “voto in pagella” per i ristoranti da appendere rigorosamente fuori dal locale. Il candidato democratico, che era stato persino arrestato durante una manifestazione poco tempo fa, si è presentato come l’uomo giusto per rappresentare il 99%, la maggioranza, ricordando i tempi di Occupywallstreet, contro l’1%. Le sue possibilità di vincere sono buone, anzi ottime al momento, anche se, a Manhattan, è importante convincere anche l’1%, se si vuole diventare sindaco.