Il rapporto tra il Movimento 5 Stelle e la piattaforma Rousseau
È del 2 ottobre 2020 la notizia della modifica dello Statuto del gruppo del M5S alla Camera riguardante, tra le varie cose, i rapporti con la piattaforma Rousseau. La notizia arriva dopo alcune settimane di attriti tra Davide Casaleggio e alcuni Parlamentari del M5S. Dal punto di vista legale la figura di Casaleggio è blindata dallo statuto dell’associazione del M5S a cui tutti i hanno aderito. L’atto rende eterno il legame tra Rousseau e il Movimento, ma i problemi a riguardo non mancano. Proviamo dunque a capire meglio quali sono i rapporti tra questa piattaforma e il Movimento e come questi si sono modificati nel tempo.
Che cos’è la piattaforma Rousseau
La piattaforma Rousseau è lo strumento lanciato dal Movimento 5 Stelle nel 2016 per sviluppare la “democrazia della rete”, una meccanismo molto simile alla democrazia diretta che permette agli iscritti certificati del Movimento 5 Stelle di partecipare ad una serie di attività del partito, tra le quali rientra la partecipazione alla scrittura di leggi (nazionali, regionali ed europee), la votazione di liste elettorali o temi proposti, la raccolta fondi per il movimento e la formulazione di proposte di legge.
La piattaforma conta oggi 176.636 iscritti certificati, di cui 169.821 aventi diritto di voto (gli iscritti da almeno 6 mesi) e ha ospitato 310 votazioni che hanno portato i votanti ad esprimere 6.465.463 preferenze.
Rousseau non è uno strumento di proprietà del Movimento 5 Stelle e non è gestito direttamente dal partito, ma dall’Associazione Rousseau, fondata da Gianroberto Casaleggio e ora controllata da suo figlio Davide insieme ad altri tre soci.
La piattaforma Rousseau è sostenuta da donazioni degli iscritti e dai 300 euro mensili che ciascun Parlamentare del M5S è tenuto a versare. La maggior parte dell’importo totale è utilizzato per il supporto della piattaforma, ossia per sostenere le spese del personale, gli investimenti sull’infrastruttura tecnologica e per il funzionamento degli uffici, mentre il restante è dedicato alle spese di comunicazione e di organizzazione di incontri di formazione.
La piattaforma negli anni è stata oggetto di critiche per quanto riguarda i problemi legati alla privacy, al trattamento dei dati degli iscritti e al conteggio e alla certificazione dei voti. Problemi che sono costati alla piattaforma due sanzioni comminate dal Garante della privacy nel 2018 e nel 2019.
I problemi tra il M5S e Rousseau: i ribelli a Casaleggio
Il 15 settembre 2020 Davide Casaleggio – dopo aver avuto il via libera da Beppe Grillo ed aver informato Vito Crimi e Luigi Di Maio – invia una e-mail ai Parlamentari del M5S con la quale comunica loro i nomi dei c.d. morosi, ossia coloro che non hanno ancora pagato la rata dei 300 euro mensili che ogni eletto si era impegnato a versare. Tra i nomi più noti ci sono le Senatrici Paola Taverna e Giulia Grillo. Nella stessa comunicazione Casaleggio informa che: “Le spese di funzionamento della piattaforma, in assenza delle entrate previste, non risultano ovviamene più sostenibili”.
A conferma di ciò, un post sul Blog delle Stelle: “Siamo costretti a comunicare che, alla luce della situazione economico-finanziaria aggiornata a seguito dell’ultima tranche di versamenti in scadenza il 30 settembre, procederemo alla sospensione di alcuni servizi sulla piattaforma Rousseau e all’annullamento di attività programmate nel trimestre ottobre-dicembre” .Le aree coinvolte dalla sospensione saranno otto: verrà bloccato lo sviluppo del portale eventi e slitteranno le Olimpiadi delle idee previste per domenica 4 ottobre. Posticipati a data da destinarsi anche gli incontri fisici di formazione della scuola di Rousseau e lo sviluppo dello spazio on demand di Futura.
Il 16 settembre 2020 3 deputati del M5S hanno deciso di autosospendersi. Si tratta di Fabio Berardini, Carlo Ugo de Girolamo e Paolo Romano i quali considerano vergognoso il gesto di Casaleggio di rendere pubblici i nomi dei Parlamentari morosi e chiedono trasparenza e cambiamenti alla piattaforma, tra i quali spicca la proposta di rendere Rousseau una piattaforma gestita direttamente dal Movimento 5 Stelle tramite un organismo eletto democraticamente.
Già a fine agosto 2020 il Deputato del M5s Giorgio Trizzino aveva dichiarato: “Davide Casaleggio è un tecnico, diverso da suo padre che aveva grande capacità politica. Potrebbe cedere la piattaforma. Oppure potremmo costruire uno strumento simile. Secondo me, avrebbe anche costi inferiori”.
Anche il Senatore del M5S Emanuele Dessì aveva espresso preoccupazione, affermando: “Casaleggio è un corpo estraneo che decide per il M5s. La piattaforma Rousseau si sostituisce al Movimento in tutte le sue funzioni più importanti. Il controllo segreto degli iscritti, da parte di una sola persona che sta a Milano, non è più accettabile. Un’associazione privata controlla il M5s mentre il M5s non controlla chi le dovrebbe solo fornire un servizio. Questo rapporto va ribaltato. Bisogna ripristinare i valori fondanti del Movimento: partecipazione, trasparenza e condivisione
La posizione di Casaleggio
Il 29 settembre 2020 Davide Casaleggio a Roma ha incontrato Alessandro Di Battista per discutere del futuro della piattaforma e del fatto che alcuni Parlamentari 5S vorrebbero un suo “passo di lato”. Il presidente dell’associazione Rousseau non ha incontrato Luigi Di Maio.
Sul rapporto tra Rousseau e M5S, Casaleggio ha affermato: “chi ha la responsabilità di far rispettare le regole la eserciti con giustizia ed equità. Ho promesso che avrei custodito il progetto di partecipazione e di democrazia diretta che mio padre sognava e lo porterò avanti con tutte le mie forze. Se Rousseau va in mano ai parlamentari è la fine del sogno di mio padre, dell’uno vale uno. Diventeremo come tutti gli altri. Come Associazione Rousseau siamo riusciti, con fatica e sacrificio, a far sì che il Movimento 5 Stelle potesse avere tutte le attività necessarie per il suo mantenimento utilizzando importi infinitamente inferiori a quelli impiegati da altre forze politiche che vedono nei propri bilanci spese sensibilmente più elevate, fino a nove volte superiori pur avendo molti meno rappresentanti in Parlamento rispetto al M5S”.
Cambia lo Statuto del M5S alla Camera
Intanto il gruppo del M5S alla Camera ha modificato il proprio Statuto, affermando: “Il gruppo individua come strumenti ufficiali per la divulgazione delle informazioni i canali del Movimento 5 Stelle”.
Oggetto della modifica è l’articolo 2 del documento che recitava: “Il gruppo individua come strumenti ufficiali per la divulgazione delle informazioni nonché mezzi per l’acquisizione dell’indirizzo politico e dei contributi partecipativi dei cittadini all’attività politica ed istituzionale il sito www.ilblogdellestelle.it e il sito https://rousseau.movimento5stelle.it/ “. Da questo momento, invece, non vi è più nessun riferimento né al blog né alla piattaforma.
La modifica riguarda anche l’articolo 17 che precedentemente spiegava: “Il Gruppo utilizza il sito www.ilblogdellestelle.it ed il sito https://rousseau.movimento5stelle.it/“. Ora invece afferma: “Il Gruppo privilegia l’utilizzo dei canali www.ilblogdellestelle.it e www.movimento5stelle.it”
Ad essere stati modificati sono anche i criteri per la convocazione dell’Assemblea (prima a poterla richiedere doveva essere almeno la metà degli iscritti al gruppo, ora sarà sufficiente un terzo), viene prevista la possibilità di far dimettere il capogruppo (con il voto di almeno due terzi dei componenti del gruppo) e una gestione delle spese più trasparente, specie per quanto riguarda i fondi destinati alla comunicazione.
Nasce “Open Rousseau”
A breve debutterà sul web Open Rousseau, un software che sarà messo a disposizione dei parlamentari del M5S. Aperto a tutti e gratuito, punta a sostituire il sito di Casaleggio.
Fabio Pietrosanti, uno degli sviluppatori, spiega così: “Abbiamo raccolto dai siti di Camera e Senato le mail istituzionali pubbliche dei parlamentari cinque stelle. A loro diremo che esiste Open Rousseau e che possono utilizzare questo strumento. Il punto fondamentale è la sovranità digitale: essere in possesso dei propri dati è un elemento importante di democrazia interna. Del resto, il gruppo europeo dei Verdi ha detto no all’ingresso del M5S proprio perché il Movimento non è dotato di una struttura democratica al suo interno”.