Sono giorni frenetici per il PdL, alle prese con la questione Berlusconi e la crisi di governo che ne potrebbe derivare. Entro il 15 ottobre, infatti, il Cavaliere dovrà decidere del proprio futuro, se chiedere l’affido ai servizi sociali o restare ai domiciliari. Ma, come si legge dalle colonne de ‘Il Giornale’, il leader Pdl sembra tutt’altro che preoccupato, e prepara le prossime mosse politiche.
Il dilemma è se staccare o meno la spina al governo Letta. La questione è ingarbugliata, e tutte le soluzioni portano con se pro e contro. Tutto gira intorno alla decisione che la Giunta per le immunità prenderà, il 18 settembre, sulla decadenza da senatore di Silvio Berlusconi, condannato per frode fiscale a Luglio e in attesa di ridefinizione della pena accessoria.
Difficilmente il PdL accetterà di proseguire l’esperienza di governo se il Pd farà decadere Berlusconi, come osserva ‘Il Giornale’. Altrettanto vero è che ci sono ben pochi argomenti che potrebbero convincere la maggioranza parlamentare a non ratificare la decisione definitiva del massimo organo giudiziale italiano.
Sulla questione c’è un braccio di ferro tra falchi e colombe, con un Berlusconi sempre più combattuto: da un lato vorrebbe far cadere il governo per poi condurre una campagna elettorale tutta incentrata sulla giustizia, dall’altro però strizza l’occhio alla componente governista del partito, quotidianamente impegnata a tessere una tela con il PD e, soprattutto, con il Quirinale, dal quale aspetta smaniosamente un segnale di apertura.
Ad ogni modo il PdL prepara le contromosse politiche, in attesa che il Cav sciolga le riserve. Innanzitutto, tramite il segretario Angelino Alfano, è stato ribadito che sarà presto rilanciata ‘Forza Italia’, e non a caso, ieri, alla sede nazionale del partito a Roma, sono state esposte le vecchie bandiere di FI. Nel frattempo non si arrestano le minacce dei falchi al premier, il quale però non perde la calma. L’avvertimento lanciato ieri, “non si vanifichino gli sforzi fatti”, sa tanto di supplica, ma in realtà rappresenta la volontà un po’ di tutti gli agenti politici, dalla BCE e l’UE a Confindustria.
La strategia personale di Berlusconi sembra però quasi definita. L’ex premier, se dal Quirinale non arriveranno segnali di distensione, chiederà quasi sicuramente l’affido ai servizi sociali, in modo da diventare un leader politico esterno al Parlamento, come Beppe Grillo, così da mantenere una parziale agibilità politica, almeno simbolica.
Più che scelta, però, l’opzione dei servizi sociali sembra una via obbligata visto che l’alternativa, i domiciliari, rappresenta uno scoglio troppo grande: si pensi che anche solo per parlare con i figli o i colleghi di partito il cavaliere dovrebbe chiedere l’autorizzazione di un giudice.
L’opzione servizi sociali ha, inaspettatamente, fornito materia di discussione per il piccolo comune sardo di Ilbono, che ha richiesto l’affidamento per l’ex premier. Il consigliere comunale fautore della proposta, eletto in una lista civica, ritiene che “Berlusconi sarebbe un ottimo consulente in materia economica e sociale, e potrebbe aiutare ad organizzare eventi mondani”.
Ovviamente la proposta ha scatenato polemiche e sollevato molti dubbi sulle reali capacità di organizzazione di eventi da parte dell’ex premier (vedasi caso Ruby). Il sindaco ha però dichiarato che prenderà seriamente in considerazione l’ipotesi.