“Gli ultimi dati economici sull’Italia non sono buoni, per assicurare il ritorno della ripresa è essenziale la stabilità politica”. Parola di Olli Rehn, purtroppo. Lancia l’allarme sui conti pubblici italiani il Commissario europeo per gli Affari Economici e Monetari e la notizia non è di certo delle migliori.
Le recenti stime sul Pil (nel II trimestre -0,3% congiunturale e -2,1% tendenziale) non sembrano infatti convincere gli osservatori europei ed ecco tornare l’allarme.
Intercettato poco prima di entrare all’Ecofin, al via oggi in Lituania, Rehn ci mette in guardia: “L’Italia ha avuto alcune turbolenze politiche, ma ora si concentri sulle riforme economiche”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem: “Per l’Italia la cosa più importante è la stabilità politica”.
Quasi a rispondere alle preoccupazioni dell’establishment dell’Ue, l’intervento del Presidente del Consiglio Enrico Letta alla 47esima Settimana Sociale dei cattolici italiani: “I prossimi mesi saranno molto importanti per la credibilità del nostro paese. Affinché i debiti vengano ripagati, bisogna essere seri. Chi compra il debito di un paese sull’orlo di un vulcano in ebollizione? Nessuno”. In poche parole: l’Italia non si può permettere una crisi di governo, il mio governo andrà avanti e i conti andranno a posto.
Dal palco del Teatro Regio di Torino, il premier ha fatto il punto sullo stato di salute dei conti italiani: “Per chi governa il paese in questo momento il debito è un incubo. L’Italia di oggi fatica perché si è voluto risolvere i problemi di ieri con le risorse di oggi. Il paese è credibile se mantiene i suoi impegni con serietà, per questo dobbiamo impegnarci per continuare ad essere credibili. Ci si salva solo se ci sarà fiducia e la fiducia passa per la responsabilità di ciascuno di noi e la capacità di ognuno di fare la sua parte”.
Sulle difficoltà del suo governo, da Letta arriva una frecciata, neanche troppo velata, all’opposizione e in particolare al M5S: “Ogni tanto sento dire che non abbiamo fatto niente, che non stiamo facendo niente. La fatica che stiamo facendo nel tenere in piedi il governo e le istituzioni di questo paese in un momento come questo è una fatica enorme, ve lo assicuro” si sfoga Letta. E giù applausi dalla platea.
Poco prima di concludere il suo discorso, il premier ha poi affrontato il tema dell’istruzione e dell’integrazione, fondamentali per ripartire: “Adesso dobbiamo uscire dall’emergenza: in quest’ottica l’educazione va messa al centro. Oggi i bambini imparano subito a non avere nessun problema rispetto alla presenza di colori diversi. Dobbiamo tornare ad essere come bambini: dobbiamo cogliere questo messaggio di candore e straordinaria semplicità”
Passa poi al diritto allo studio (“Oggi è alla rovescia. Troppi giovani si laureano e poi non trovano lavoro. Bisogna assolutamente intervenire”) e chiude su un’analisi demografica dell’Italia, citando S. Agostino: “Qual è la caratteristica che ti crea maggiori problemi per il nostro Paese? Non ho dubbi: siamo una società sterile, che non fa figli, che ha perso e sta perdendo il senso della vera scommessa della vita. Un campanello d’allarme sul futuro che sta suonando da almeno un decennio e al quale noi dobbiamo dare delle risposte”.