Consumo energia: i dati Terna 2012

La recente pubblicazione dei dati statistici Terna sul dettaglio della produzione e del consumo di energia elettrica per l’anno 2012 mostra uno scenario decisamente complesso, che offre spunti di analisi sia sull’andamento generale dell’economia del Paese, sia su politiche energetiche impostate a livello regionale, pur nell’ottica di un piano strategico di approvvigionamento dell’energia di livello nazionale, di forte impatto economico – inteso come autosufficienza energetica – ed ecologico – inteso come diffusione delle fonti energetiche rinnovabili.

A questo link è disponibile la serie storica dei dati a partire dall’anno 1997, il primo per cui Terna ha pubblicato questa tipologia di report.

Andamento del fabbisogno energetico percentuale 1997-2012
(Italia e macroregioni)

Come si vede dal grafico, l’Italia si mantiene anche nel 2012 un paese importatore di energia, con una produzione stabile da anni tra l’85% ed il 90% del fabbisogno.
Tale andamento, tuttavia, è frutto di evoluzioni anche molto diverse tra loro tra le varie aree del paese, qui raggruppate in macroregioni.

Il fatto che l’andamento nazionale sia incentrato su un trend tutto sommato stabile è indice di come sia in termini di volontà politica, sia in termini di potenzialità tecniche – legate a rotazioni tra gli impianti, guasti e altro – la soglia dell’85% di produzione rispetto al consumo sia espressione delle effettive possibilità produttive del Paese.
È tuttavia interessante osservare come, considerando le soglie produttive massime a livello regionale della serie storica si sarebbe ottenuta una produzione pari al 109% del fabbisogno energetico 2012, trasformando quindi il Paese in un potenziale esportatore di energia.
Non sembra quindi essere tanto un problema di fonti, quanto piuttosto uno di dispacciamento, come se l’85% del fabbisogno fosse il massimo che la rete di distribuzione può sopportare.

Il 2012 si evidenzia in ogni caso come un anno di consumi in calo, interrompendo bruscamente la crescita intrapresa tra il 2010 ed il 2011 che aveva riportato il Paese quasi ai livelli precedenti alla crisi economica.

Bilancio energetico regionale 2012

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Osservando il bilancio energetico percentuale su base regionale, emerge una netta contrapposizione tra nord e sud del Paese: è infatti nel meridione che si concentrano le regioni a saldo energetico positivo, mentre al nord e al centro – con l’eccezione di Valle d’Aosta, Liguria e Trentino Alto Adige – si trovano le aree a maggior deficit.
È significativo osservare come il Friuli si mantenga ormai da anni intorno alla soglia della parità energetica, mentre è particolarmente interessante l’andamento del Piemonte, che ottiene il miglior risultato dal 1997 nonché il risultato più lusinghiero tra le regioni sopra i 4 milioni di abitanti del centro-nord dal 2006.

Composizione percentuale della produzione di energia
dettaglio per macroregioni

Dall’istogramma che mostra, a livello di macroregioni, la divisione della produzione energetica per fonti.
L’Italia si dimostra ancora una volta ancorata al termoelettrico tradizionale, anche se dal 2011 al 2012 il ricorso a questa fonte è sceso dal 75% al 72%. Perde contestualmente un punto percentuale anche l’idroelettrico (dal 16% al 15%) mentre aumentano solare (dal 3% al 6%) ed eolico (dal 3% al 5%).
Complessivamente le fonti energetiche rinnovabili – solare, eolico e geotermico – passano dal 9% al 13%.

Il termoelettrico tradizionale resta fonte ampiamente maggioritaria in tutte le zone del Paese, con un picco nelle isole e nel sud ed un minimo al nord-est; è tuttavia da osservare come proprio nelle isole il calo del ricorso al termoelettrico sia stato maggiore, segno di una dipendenza che è più facile eliminare laddove al nord si sta dimostrando molto più difficile rinunciare a questa fonte.
L’idroelettrico ha invece al nord-ovest e al nord-est i propri picchi produttivi, naturalmente legati alla presenza degli importanti corsi d’acqua alimentati dai ghiacciai alpini: in queste zone tale fonte copre il 25% della produzione, contro le percentuali ad una sola cifra del resto del Paese.
Solare ed eolico sono le uniche due fonti il cui aumento è costante nell’intero paese. Il solare, in particolare, aumenta in maniera pressoché uniforme in tutto il Paese, con un minimo dell’1,78% al nord-ovest ed un massimo del 3,80% al sud, mentre l’eolico invece mostra un andamento molto più diseguale con un minimo di incremento dello 0,01% al nord-est ed un massimo del 3,52% ancora al sud. È in effetti importante osservare come il gap tra nord e sud sia sia ormai colmato sul ricorso all’energia solare, mentre per quanto riguarda l’eolico il sud, ben lungi dall’aver raggiunto un livello di saturazione, continua a correre mentre le altre zone del Paese stentano a ingranare.
Il geotermico, infine, resta confinato alla sola Toscana con livelli di produzione pressoché invariati rispetto all’anno scorso.

Cartogrammi della produzione regionale
di energia idroelettrica – termoelettrica –
fotovoltaica – eolica

Il cartogramma, realizzato con Scape Toad, mostra in maniera evidente la distribuzione geografica della produzione di energia elettrica nelle regioni italiane.
Se la produzione di energia da fonti termoelettriche è in massima parte indipendente dal territorio e soggetta al più a ragioni economiche di trasporto della materia prima e dispacciamento dell’energia, per quanto riguarda invece l’idroelettrico, il fotovoltaico e l’eolico è possibile, da un’analisi comparata tra l’attuale produzione e la geografia del Paese, capire quali possono essere eventuali margini di miglioramento.

L’idroelettrico è ormai una tecnologia consolidata, e i picchi che si evidenziano nelle regioni alpine sono una costante di ormai ogni anno che difficilmente potrà portare a ulteriori incrementi; è anzi da attendersi nei decenni futuri un inaridimento di questa fonte energetica a causa del progressivo riscaldamento globale e dei suoi effetti sui ghiacci alpini.
Il fotovoltaico appare come una fonte energetica distribuita in maniera indicativamente uniforme in tutto il Paese, segno di un meridione del Paese in grado di rimettersi in pare colmando il gap che lo separava dal nord l’anno precedente. Gli scarsi valori di regioni come Campania, Sardegna o Calabria indicano però come vi siano ancora enormi margini di miglioramento per questa tecnologia di cui ormai non è più possibile fare a meno.
Per quanto riguarda l’eolico, invece, si può dire che poco sia cambiato rispetto all’anno precedente, con un sud che la fa letteralmente da padrone e, con la sola eccezione della Liguria, un nord ridotto ai minimi termini; anzi, il meridione del Paese incrementa e consolida il proprio vantaggio sul nord, facendo segnare in alcune regioni nuovi incrementi a due cifre sull’elettricità prodotta dal vento, laddove le regioni settentrionali faticano a fare propria questa tecnologia.

La diminuzione – ove non la cessazione – dei bonus ambientali non ha quindi arrestato la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, dimostrando come il mercato italiano sia ormai perfettamente in grado di recepire tali fonti. Sono al contrario vincoli politici, come ad esempio margini di profitto garantiti ai costruttori di centrali termiche, ad impedirne una ulteriore e maggiore diffusione.
Malgrado la crisi, o forse proprio a causa di essa, eolico e fotovoltaico stanno entrando sempre di più nel panorama energetico italiano; i dati 2013 saranno importantissimi per capire se questo trend ascendente continuerà oppure se il ridursi del business del termoelettrico avrà ripercussioni sulle modalità di approvigionamento energetico del Paese.