Il V plenum del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese – la più alta autorità del PCC – si riunirà a Pechino dal 26 al 29 ottobre per discutere il 14° piano quinquennale (2021-2025) dal 1953. I 198 membri del Comitato presieduto da Xi Jinping sono chiamati ad approvare la sua versione definitiva. Solo successivamente verrà pubblicata e se ne conosceranno i contenuti.
Lunedì 28 settembre si è tenuta una prima riunione del Politburo – organo che supervisiona il Partito – per formulare una bozza iniziale e individuare le linee guida per la crescita economica e sociale fino al 2035, anno della completa modernizzazione socialista del Dragone.
Target di crescita necessario?
All’interno del Partito c’è un dibattito in corso sulla necessità di fissare un obiettivo di crescita del PIL o lasciare spazio per la prima volta alla flessibilità. Il target per il 2016-2020 era stato del 6,5% medio annuo, ma secondo le previsioni dell’FMI non sarà raggiunto. Le cause sono da ricercare nelle crescenti tensioni con gli Stati Uniti e nelle ricadute economiche della pandemia.
La maturazione dell’economia cinese pone un ulteriore freno alla crescita del prodotto nazionale. Il target per il quinquennio 2021-2025 potrebbe essere rivisto al ribasso intorno al 5% medio annuo. La Repubblica Popolare diventerebbe comunque un paese ad alto reddito superando i 12.375$ di PIL pro capite, secondo la definizione della Banca Mondiale. I leader cinesi vogliono evitare la trappola del reddito medio (middle-income trap), per cui raggiunto un determinato reddito si rimane bloccati a quel livello, come accaduto a Brasile e Sud Africa.
Mercato interno, più qualità e green economy
Recentemente Xi Jinping ha promosso la politica “doppia circolazione ”, interna ed esterna. Non più solo export, minacciato dai dazi di Washington, ma forte sviluppo della domanda nazionale. Infatti, si prevede che gli effetti della pandemia sul commercio globale dureranno almeno fino al 2022. L’obiettivo è creare un benessere sociale diffuso all’interno del Paese tramite produzioni industriali a più alto valore aggiunto.
Il capo di Stato nel suo intervento all’ONU il 22 settembre ha sottolineato l’importanza di un mondo guidato dal multipolarismo e da uno sviluppo sostenibile. La Cina vuole puntare a una crescita più equa e di qualità. Il nuovo piano quinquennale dovrà tenere conto di questi temi anche alla luce dell’ambiziosa promessa di raggiungere la neutralità climatica entro il 2060.