Invitato a Bari alla 77esima Festa del Levante (presente anche il governatore pugliese Nichi Vendola), il Presidente del Consiglio, Enrico Letta, ha per prima cosa lanciato un messaggio ai vertici dell’Unione europea. “La legge di Stabilità la scriviamo noi, non Bruxelles. Ora abbiamo maggiore flessibilità grazie alla trattativa che abbiamo condotto sul cofinanziamento dei fondi europei”.
A patto che quel “noi”, nelle prossime settimane, esista ancora. L’esecutivo, come si sa, è appeso a un filo in attesa della risoluzione del caso Berlusconi e il premier ci tiene a ribadirlo: “Se il governo cade, la legge di Stabilità la scriveranno a Bruxelles”. Ma non solo. Letta elenca tutta una serie di misure in cantiere che evaporerebbero se il Pdl uscisse dalla maggioranza. “Penso che nessuno si prenderà la responsabilità di mandare gambe all’aria il governo, perché è una responsabilità troppo grossa e poi va spiegata agli italiani – insiste il premier – Entro il 15 ottobre salterebbe anche la legge di Stabilità, mentre oggi abbiamo la possibilità di andare verso un taglio del costo del lavoro con un intervento sul cuneo fiscale, così da fare ripartire i consumi”.
Il Presidente del Consiglio dimostra grande attenzione al tema dei conti pubblici: “Sono sul filo e bisogna che reggano”. Bisogna quindi continuare sulla strada del rigore di bilancio. Anche perche, se in passato si sono fatti “dei giochi sui debiti”, ammonisce Letta, “ora non si può più scappare, il tetto del 3% sarà rispettato e basta”.
Il profilo e i toni di Letta richiamano alla normalità, all’ordinarietà. In realtà, invece, sono stati d’animo che il premier combatte: sotto l’aspetto bonario da classico democristiano, infatti, si nasconde una grande determinazione.
A Palazzo Chigi, assicura, non è certo approdato per “per operare la manutenzione ordinaria” ma, anzi, per “cambiare radicalmente il Paese”, provando a farlo con determinazione crescente”, partendo dal Sud.
Proprio il Mezzogiorno è un tema ricorrente nel corso dell’intervento del premier, che si scaglia contro un certo meridionalismo “da struzzi” e denuncia un problema di classe dirigente, politica e non: “Nessuno è esente da responsabilità, io per primo”. “Più della metà delle auto blu è nel Mezzogiorno” denuncia.
Infine ammette la fatica di governare (“Il massimo sforzo da quando sono premier? Mordermi la lingua molte volte al giorno…”) e annuncia per domani una riunione sull’Ilva.