Il mondo della destra italiana prova a ripartire e lo fa da Roma, da dove Giorgia Meloni ha lanciato il progetto Officina per l’Italia.
“Destra, mondo cattolico e società civile devono lavorare assieme ad un nuovo soggetto politico” ha affermato Meloni.
Obiettivo: superare la stagione dei mille partiti e partitini.
Dal Palco di Atreju, la kermesse politica del centrodestra che per una settimana ha animato il Parco del Celio, Giorgia Meloni ha spiegato che Officina per l’Italia “sarà la base di un movimento culturale che parte dalla base di Fratelli d’Italia. Dobbiamo ripartire dal basso per creare un’onda di cambiamento”.
Non è un caso che quest’onda di cambiamento provi a partire da Roma. È nella capitale infatti che si muovono le figure più importanti di quella destra italiana alla ricerca di una nuova confezione politica. Da Giorgia Meloni a Gianni Alemanno fino a Francesco Storace, esponenti di un mondo ormai spezzettato, che spesso fatica a parlarsi ma che in una fase di grandi cambiamenti politici non può permettersi di rimanere al palo.
“Oggi che non esiste più il partito voluto da Fini e Berlusconi, chi può rappresentare il centrodestra se non noi?” ha dichiarato Ignazio La Russa. “Nel momento in cui rinasce Forza Italia” ha detto l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, “è inevitabile che nasca un altro soggetto complementare che, in qualche modo, riprenda l’eredità di An, ed è altrettanto inevitabile che il mio futuro sia lì. Io rispetto la storia di Forza Italia, ma non è la mia storia, non è la mia casa”.
Non ci sono gli ex An, però. C’è anche un pezzo di mondo politico con radici diverse ma ugualmente interessato a ciò che potrebbe accadere nel cantiere di Giorgia Meloni. “Aderisco con forza a questo nuovo progetto” ha affermato Luciano Ciocchetti, ex Udc e oggi leader di Idee più Popolare, “l’idea che viene lanciata è quella di mettere insieme un partito con più gambe, in cui dentro ci sia la destra, rappresentata da persone credibili, ma anche i cattolici democratici, i liberali, i socialdemocratici e tutto il campo che è alternativo alla sinistra”.
Da Officina per l’Italia dovrà quindi nascere un soggetto politico di respiro nazionale ma che sia radicato nel territorio, un partito popolare, democratico, riformista in capo socioeconomico e conservatore sui valori, che lavori per “un’Europa non soffocata dal cappio dell’euro a egemonia tedesca”, dice Meloni.
In attesa di capire chi ci starà, la leader di Fratelli d’Italia segna già una data sul calendario: a fine ottobre si tireranno le somme.
E per adesso guai a parlare di leadership, argomento spinosissimo da tenere rigorosamente in un angolo: “Oggi la cultura di destra ha una priorità che è quella della nazione” ha detto Alemanno, affermando di non aver intenzione di candidarsi alla guida del soggetto politico in gestazione.
A sentire le parole dei presenti, l’entusiasmo non manca. Ma c’erano anche gli assenti. Due su tutti: Futuro e Libertà e soprattutto la Destra di Storace, che per adesso resta alla finestra. E la cosa non stupisce: con Fratelli d’Italia i rapporti non sono mai stati idilliaci. “Non ci convince, e non è una novità, questa persistente insistenza di Giorgia Meloni e di Fratelli d’Italia, di chiamarsi centrodestra, quasi a dover nascondere di essere una forza di destra” scriveva una settimana fa Roberto Buonasorte sul Giornale d’Italia.
E anche le parole spese ieri da Storace sono fredde: “Mi piacciono le parole quando sono seguite dai fatti. Se venissero contraddette dai fatti, non varrebbero nulla. Alla Meloni auguro coerenza“.