Un ultimatum di quarantott’ore per il Pd: a darlo non sarebbe il Pdl ma le circostanze in cui si discute la decadenza di Silvio Berlusconi.
E’ l’opinione, fermissima, di Maurizio Lupi, ministro per le infrastrutture ma soprattutto uomo di peso dell’entourage pidiellino. Che non vorrebbe staccare la spina al governo Letta, ma è convinto di avere pochi margini per non farlo.
Intervistato da Paola Di Caro del Corriere, Lupi espone la sua personale teoria sulla posizione del Pd in Giunta al Senato: “Il nostro comportamento dipenderà dalla capacità o meno che avrà il Pd di dimostrare che non è in quella sede e con quel gesto che, come vorrebbero in tanti fra loro, si monda un peccato, e ci si purifica dalla “colpa” di aver fatto nascere un governo assieme a Berlusconi. Perché è questo che sta succedendo: il voto è diventato per una parte del Pd il modo per salvarsi l’anima, per umiliare il nemico, per annientarlo se possibile. E questo è chiaramente inaccettabile, per ciascuno di noi del Pdl”.
Eliminare Berlusconi con il voto della Giunta e del Senato, dunque, non sarebbe il primo degli obiettivi dei democratici: ci sarebbe un’onta da lavare, agli occhi degli elettori e di coloro che hanno avversato dall’interno la nascita dell’esecutivo di Enrico Letta. Questo, stando alle parole di Lupi, per i sostenitori di Berlusconi è forse ancora più odioso del desiderio di liberarsi di un avversario.
Anche per questo, per il futuro Lupi vede nero, nerissimo. “A giudicare dalle dichiarazioni degli ultimi giorni sembra si sia tornati a 4 mesi fa, a quando il governo non era ancora nato e le larghe intese venivano viste come il male assoluto“. Il ministro cita l’asfaltatura invocata da Renzi come spia “dell’ansia del Pd di ritrovare un nemico per restare uniti”, ma ricorda che i precedenti delle gioiose macchine da guerra o delle smacchiature di giaguari (anche se per Lupi sono, chissà perché, “leopardi”) sono andati maluccio.
Anche altri elementi, però, al Pdl non piacciono: “Domani, per dire, sarà esaminata la legge sul finanziamento ai partiti che il governo ha fortemente voluto, ma che grillini, Sel e parte del Pd vorrebbero trasformare in una legge anti-personam contro Berlusconi“. Il riferimento è soprattutto al tetto ai finanziamenti privati ai partiti che il Pd vorrebbe, mentre il Pdl resta del tutto contrario: per Lupi “anche questi atteggiamenti conteranno sulle nostre valutazioni”.
Non dice il ministro se, in caso di bocciatura della relazione Augello, mercoledì lui e i colleghi del Pdl si dimetteranno dal governo (“Se rispondessi oggi di sì, avrebbero l’alibi per dirci che siamo i ricattatori”): ricorda che Berlusconi ha rinnovato il sostegno all’esecutivo anche dopo la condanna “quando nel partito tanti gli consigliavano di staccare la spina”, ma la responsabilità deve venire pure dal Pd. “Se l’obiettivo è metterci in ginocchio, ne prenderemo atto e tutti capiranno di chi sarà la responsabilità della rottura”.
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Lupi promette che non ci saranno defezioni nel Pdl e nega che Berlusconi possa “risolvere” la questione dimettendosi.
“Ha tutto il diritto e il dovere di difendersi e di spiegare le proprie ragioni prima del voto definitivo – spiega -. E se il suo gesto viene richiesto, quasi imposto dal Pd per volontà di umiliazione e di cancellazione di una storia politica, non solo per lui ma per tutti noi è una richiesta irricevibile“.
Già tutto deciso dunque? C’è ancora qualche spiraglio, per Lupi: “Continuo a chiedere al Pd di dimostrare se il loro interesse primario è per il Paese o per la propria parte, se viene prima il bene comune o il colpo da infliggere a Berlusconi e al centrodestra”. Ma per lui è necessario “riconoscere la diversità dell’altro come una ricchezza anche per sé”. E per riconoscere non si elimina.
Gabriele Maestri