‘La mia terra è avvelenata’, la manifestazione di Aversa per protestare contro la terra dei fuochi.
In un epoca dove l’attivismo politico e sociale è quasi del tutto assente, nella zona nord di Napoli, a cavallo tra la provincia di Napoli e quella di Caserta, si sta sviluppando un fortissimo movimento di protesta verso le istituzioni.
Tema centrale di questa protesta è la questione de ‘La Terra dei Fuochi’, termine ormai comune per definire quella parte della ‘Campania Felix’ che sta morendo sotto i colpi incessanti dell’inquinamento.
Associazioni su associazioni, persone comuni, deputati e preti. Sono loro i principali artefici di questo movimento, che denunciano la critica situazione del ‘triangolo della morte’ Giugliano-Caivano-Acerra.
Il movimento protesta per la gestione ventennale del ciclo dei rifiuti, che ha trasformato questa terra nell’immondezzaio d’Italia, se non d’Europa.
Questa terra è un alternarsi di discariche illegali e/o non a norma, ma, paradossalmente, non è questo il peggiore dei problemi. Infatti ci sono anche migliaia e migliaia di tonnellate di rifiuti sotterrate, e ci sono centinaia di roghi tossici al giorno che inquinano l’aria.
Ed è così che, mangiando frutta che cresce sopra rifiuti sotterrati o bevendo acqua da falde acquifere inquinate dal percolato e respirando diossina tutti i giorni per la spazzatura bruciata nei campi, le terre a nord di Napoli sono diventate le terre con la più alta concentrazione di tumori e neoplasie, che stanno operando un vero e proprio genocidio su questa martoriata terra.
In un recentissimo studio, gli esperti dicono che c’è un area grande quanto 10 volte il Vomero, 1000 campi da calcio irrimediabilmente inquinati e impossibili da bonificare.
Per chi vive in città Giugliano, Sant’Antimo, Aversa, Frattamaggiore, Caivano, Acerra, agro aversano, è difficile imbattersi in una famiglia che non abbia un caro morto o malato di tumore.
E da anni, per avere la conferma definitiva del nesso tra inquinamento e tumori, le associazioni e i comitati nati sul territorio chiedono l’istituzione di un registro dei tumori alla regione Campania, richiesta puntualmente respinta da quasi 10 anni.
E in una di queste città, Caivano, opera Padre Maurizio Patriciello. Padre Maurizio lavora nella parrocchia del ‘Parco Verde’, un immensa struttura di palazzine popolari che, complice la forte povertà, è una delle zone più malfamate della provincia di Napoli. In questo piccolo quartiere, Padre Maurizio ha iniziato il suo lavoro per la sensibilizzazione della gente sul tema della ‘Terra dei Fuochi’, insieme ai dottori Marfella e Rivezzi (presidente e vice presidente dell’Isde Campania: Associazione medici per l’Ambiente), creando un comitato di aggregazione che, partendo da Caivano, sta abbracciando un po’ tutta la provincia a nord di Napoli. Padre Maurizio è diventato un vero punto di riferimento nella lotta alla bonifica.
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Altra questione delicata è a Giugliano, dove un grandissimo movimento protesta da molti anni contro la costruzione dell’inceneritore, visto come una immensa macchina che avvelenerà, ancora di più, la terra su cui sorgerà. In prima linea tra gli attivisti, e in generale su tutto il tema riguardante la Terra dei Fuochi, c’è Salvatore Micillo, cittadino deputato del MoVimento 5 Stelle, che più volte si è scontrato con il governo, in particolare in Ministro dell’Ambiente Orlando, per impedire la costruzione di quell’ecomostro. Sullo stesso territorio opera anche la prima associazione in assoluto sul tema, ‘La Terra dei Fuochi’, guidata da Angelo Ferrillo, che tramite i social network ed un portale internet d
a anni segnala con servizi fotografici e reportage il trauma dei roghi tossici che ogni giorno devastano questa terra.
E così, una di queste associazioni, ‘Terra Mia’, ieri ad Aversa ha organizzato una manifestazione, a cui hanno partecipato più di 4mila persone, tra cui tantissimi giovani. Nessuno slogan, nessuna bandiera. Solo il silenzio che, a detta degli organizzatori, è più eloquente di qualsiasi slogan. La manifestazione è stata un corteo funebre, con tutti vestiti solo di nero e con mascherine per evitare di inalare gas nocivi.
Durante la manifestazione le chiese hanno suonato le campane a morto. “Celebriamo il funerale di noi stessi”, dicono i manifestanti, riferendosi alle parole di Schiavone, in un’intervista rilasciata a SkyTG24, secondo cui chi abita in quella parte della Campania è un “morto che cammina”. Tra i manifestanti girano migliaia di targhette con su scritto “La mia terra è avvelenata”. Scritta bianca su sfondo nero, un’inversione cromatica dei manifesti di lutto, per manifestare il profondo disagio e la profonda distruzione di una terra una volta sana.
Francesco Di Matteo