Lavitola: “Berlusconi resterà mio amico, ma decadrà”
Da questa mattina Silvio Berlusconi sa di poter contare sempre, in futuro come ora, sull’amicizia personale di Valter Lavitola.
Lavitola era diventato piuttosto noto in politica per aver editato e diretto L’Avanti!, impadronendosi della storica testata del Psi (aggiungendo al nome un articolo che non c’era mai stato), con grande scorno dei socialisti veri che sono riusciti a recuperarla ufficialmente solo alla fine del 2011.
La professione con cui è normalmente ricordato dai media, tuttavia, è quella di “faccendiere” (che, a dar retta al vocabolario Treccani, sarebbe “persona che, per conto e a vantaggio di un imprenditore privato, svolge, con metodi per lo più poco leciti, attività di mediazione tra l’imprenditore e la pubblica amministrazione”). Attualmente, anche per questo, è indagato in vari procedimenti penali ed è stato pure condannato due volte (una in seguito a patteggiamento, la seconda volta a marzo in primo grado).
Tra i procedimenti in corso, anche quello che vede indagati per corruzione, oltre a Lavitola, proprio Berlusconi e l’ex senatore (prima Inm, poi Pdl) Sergio De Gregorio, nell’ambito della nota vicenda della “compravendita” di parlamentari risalente al 2006-2007. L’udienza preliminare legata alla vicenda questa mattina è slittata (per lo sciopero dei penalisti) e Lavitola ne ha approfittato per rilasciare alcune dichiarazioni ai giornalisti.
“Silvio Berlusconi era, è e resterà mio amico“: lo ha dichiarato con chiarezza, a chi gli chiedeva conto dei suoi rapporti con l’ex Presidente del Consiglio. Proprio dalla sua posizione di amico, ha sottolineato che Berlusconi “sbaglia a fidarsi ancora di quelli che lo invitano alla prudenza”. In compenso, sul suo futuro, non vede molto sereno: “Credo che Berlusconi decadrà”.
Quanto alla sua vicenda personale, Lavitola ha lamentato di essere stato “vittima di un’attività di intelligence privata”: in particolare sarebbero state ritrovate microspie nell’abitazione in cui scontava gli arresti domiciliari. A detta del faccendiere, la stessa Procura di Napoli sarebbe stata strumento, dapprima inconsapevole, di questa attività “e ho elementi per dimostrarlo”. Per lui De Gregorio (che nella vicenda ha chiesto il patteggiamento) “ha detto tutte fesserie”, per cui si è reso necessario scrivere un memoriale, “ma non lo depositerò, perché non lancio né messaggi né pizzini”.
Gabriele Maestri