Siria, tra diplomazia e opzione militare
Continua la crisi in Siria, anche dopo l’accordo stretto tra la Russia e gli USA, che prevede la distruzione dell’arsenale chimico siriano.
E dopo la consegna del rapporto al segretario dell’ONU, Ban Ki-Moon, ci sono i primi movimenti diplomatici tra gli attori protagonisti della vicenda.
Non sembra essere definitivo l’accordo tra Russia e USA. Anche se l’accordo ha temporaneamente frenato le mire belliche verso il Paese mediorientale, “l’opzione militare”, come lo stesso segretario di Stato americano, John Kerry, ha detto, “è sempre sul tavolo”.
Nel frattempo, però, la soluzione diplomatica sta prendendo piede rispetto a quella militare, che solo qualche giorno fa sembrava inevitabile.
Plaude all’accordo la Cina, mentre il governo siriano fa sapere che ritengono l’accordo “una nostra vittoria”. I ribelli, invece, mettono in guardia la comunità internazionale, dicendo che Assad non si fermerà per l’accordo.
E’ stato consegnato al segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, il rapporto degli ispettori dell’ONU in Siria per indagare sul presunto attacco con armi chimiche nel sobborgo di Damasco di al Ghouta. Come si evince dal rapporto, gli esperti ritengono che l’attacco con armi chimiche su larga scala, e in particolare sui civili, c’è stato quel 21 agosto.
Il rapporto comunica che nelle analisi di sangue, urina e tessuti di 34 dei 36 ricoverati sono stati rinvenute forti tracce di Sarin, un gas nervino letale e vietato dal diritto internazionale. Oltre alle analisi sui pazienti, sono state effettuate analisi anche sul terreno e sui resti dei razzi terra-terra utilizzati per l’attacco.
Dalle analisi tutto fa pensare che tale attacco non sia solo presunto, ma certo. Inoltre viene riferito che sulle armi c’erano caratteri cirillici, confermando l’adattamento dei razzi di produzione russa per l’attacco chimico. Secondo lo stesso rapporto, l’attacco sarebbe arrivato da Nord-Ovest, aumentando quindi i sospetti che autore dell’attacco sia l’esercito siriano.
Durissima la reazione di Ban Ki-Moon che tuona contro Assad, dicendo che “Assad deve essere processato per crimini contro l’umanità”. Il rapporto sarà ora trasferito al consiglio di sicurezza, che lo valuterà e deciderà il da farsi. “Spero che il consiglio di sicurezza si assuma le sue responsabilità politiche ed etico-morali” dichiara il segretario.
E intanto si muove la macchina diplomatica. Kerry dice che l’accordo con la Russia non mette fine all’opzione militare, nel caso Damasco non rispetti gli accordi. Intanto vola a Gerusalemme per incontrare il premier Benjamin Netanyahu per aggiornarlo sulla questione siriana e parlare del processo di pacificazione con Israele.
Da Mosca arriva secca la risposta del ministro degli esteri Lavrov, che chiede a Kerry di rispettare gli accordo, poiché l’accordo non prevede l’utilizzazione della forza in ottemperanza al capitolo VII della carta delle nazioni unite.
Domani, invece, ci sarà un incontro tra Kerry, Hollande e il ministro degli esteri britannico, William Hague. Viene incluso nel processo diplomatico anche Assan Rouhani, presidente dell’Iran, a cui è stato chiesto di mediare, tramite uno scambio di lettere tra lui e Barack Obama.
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Intanto media turchi comunicano che l’aviazione di Ankara ha abbattuto un elicottero militare siriano che aveva violato lo spazio aereo.
I due piloti sono riusciti a uscire dal velivolo in tempo ma, caduti in una zona controllata dai ribelli, sono stati con ogni probabilità uccisi.
Francesco Di Matteo