Berlusconi, la stampa estera aspetta il voto: “Giunta ostaggio delle paure di tutti i partiti”

Pubblicato il 18 Settembre 2013 alle 11:15 Autore: Gabriele Maestri

“Molti giornalisti stranieri che erano a Roma la settimana scorsa sono andati all’isola del Giglio, per vedere la Concordia raddrizzarsi, ma là è andato tutto bene, quindi oggi saranno di nuovo tutti qui, ad aspettare Berlusconi…”.

Constanze Reuscher, mentre pensa ad alta voce, sorride senza nascondere un po’ di amarezza.

Corrispondente dall’Italia per il quotidiano tedesco Die Welt e segretario dell’Associazione della Stampa estera in Italia, la Reuscher è tra i giornalisti chiamati a raccontare ai lettori e ai telespettatori del resto del mondo la vicenda (o, se si preferisce, la telenovela) della decadenza di Silvio Berlusconi. Con tutte le difficoltà del caso, soprattutto nel far capire in un articolo o in un servizio particolari che sembrano lontani anni luce dal pubblico che dovrebbe leggerlo o vederlo.

Oggi, nel cortile borrominiano di Sant’Ivo alla Sapienza, a doversi far strada tra una selva di microfoni e telecamere provenienti da mezzo mondo, ci sarà anche lei. Pronta a raccontare, come gli altri, il nuovo capitolo di una storia che sembra ancora molto lunga.

Constanze Reuscher

Constanze Reuscher

Constanze, con che spirito state affrontando questa “maratona” giornalistica voi della stampa estera?

“Siamo perplessi. Ha stupito molti di noi il fatto che qualcuno abbia proposto in Giunta di aspettare direttamente la decisione della Corte d’Appello di Milano per il ricalcolo dell’interdizione dai pubblici uffici e di pronunciarsi solo dopo. Mi spiego: o una Giunta ha delle regole e, dunque, un iter temporale ben scandito, che magari può prevedere qualche variabile ragionevole e tempi non brevissimi, soprattutto per il passaggio in Assemblea, oppure davvero tutto è soggetto a variazioni, a interpretazioni”.

Quindi pensavate che fosse una decisione da attendere nel giro di pochi giorni?

“Sì, pensavamo che si discutesse la questione, però che si decidesse comunque solo sulla base della sentenza, senza che ci fossero interpretazioni nuove sugli effetti di quella stessa pronuncia. Questo è difficile da comprendere per chi viene da paesi in cui decisioni di questo tipo sono più lineari: la Giunta in fondo non è un tribunale, in questo caso deve solo decidere sulla base di una legge e di una sentenza già emessa”.

E invece…

“E invece è quasi allucinante, almeno per i giornalisti di paesi che hanno regimi giuridici abbastanza simili a quello italiano, vedere che c’è chi vorrebbe che la Giunta decidesse non sulla base delle regole che ci sono, ma di una trattativa politica che di fatto è aperta, qualcosa che somiglia davvero un po’ al mercato delle vacche. Perché questo è accaduto, le paure e i ricatti di alcuni partiti o alcuni singoli esponenti hanno comunque già influito sui lavori della Giunta, che nella sua decisione invece non dovrebbe dipendere da logiche di partito”.

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L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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