La notizia, in effetti, aveva iniziato a circolare già cinque giorni fa, ma a volerci credere erano in pochi. Oggi non ci sono più elementi di credibilità, ma la voce non si è spenta. E qualcuno pensa che effettivamente Silvio Berlusconi possa essere comunque candidato alle prossime elezioni europee, nonostante la “legge Severino”. A metterlo in lista, però, sarebbe un partito di un altro paese Ue, magari l’Estonia, in cui le nostre norme sull’incandidabilità non hanno efficacia.
A riportare per primo quest’indiscrezione venerdì scorso era stato il Messaggero, che aveva dato notizia di un dialogo in qualche modo carpito in Transatlantico, alla Camera, dal quale emergerebbe proprio l’ipotesi di scegliere un altro dei paesi appartenenti all’Unione europea, proponendo la candidatura all’interno di una delle liste che concorreranno per il prossimo rinnovo del Parlamento europeo.
Ad ascoltare stupefatto la proposta, il deputato del Centro democratico Aniello Formisano; ad avanzarla, un non meglio precisato esponente Pdl, qualificato come “colomba” e che “ha ricoperto e ricopre importanti cariche dentro la Camera”. La tentazione di provare a restringere il cerchio dei “possibilisti” – magari comprendendovi l’unico questore del Pdl e i cinque presidenti di Commissione dello stesso partito – è forte, ma non si sa quanto sia utile.
Sempre il Messaggero ricorda come, in qualche modo, Berlusconi si possa giovare del precedente del giornalista Giulietto Chiesa, che nel 2009 (dopo l’elezioni cinque anni prima nella lista Di Pietro – Occhetto) si era candidato effettivamente in Lettonia, con la lista ”Per i diritti umani in una Lettonia unita”, rappresentante la minoranza russa lettone. Chiesa non fu rieletto perché non ottenne le preferenze necessarie, ma la sua elezione sarebbe stata regolare, senza alcun ostacolo per la diversa cittadinanza.
La “pista estone”, invece, non viene affatto dal colloquio catturato a Montecitorio, ma dallo stesso giornale: è l’autore del pezzo Ettore Colombo a notare che nella capitale dell’Estonia fa base l’immobiliarista del gruppo Domina Ernesto Preatoni, noto come “il Gianni Agnelli estone” (almeno, così dicono) e amico di Berlusconi: potrebbe essere lui ad assicurare i voti al Cavaliere.
Una soluzione simile, dunque, in caso di elezione a Strasburgo consentirebbe a Berlusconi di ottenere ugualmente una copertura contro rinvii a giudizio o provvedimenti restrittivi. Resta da vedere, tuttavia, se davvero un paese sarà disposto a rinunciare a un seggio al Parlamento europeo (con quello che comporta in termini di emolumenti e visibilità) per affidarlo di fatto a un candidato straniero: l’Estonia, come il Lussemburgo, Malta e Cipro potrà eleggere solo sei persone. Pochine, magari, per le aspirazioni dei partiti di laggiù.