Save the Artic: arrestati due attivisti di Greenpeace nelle acque dell’Artico
Alle prime ore del mattino, 2.30 ora italiana, cinque gommoni di Greenpeace hanno “attaccato” la piattaforma petrolifera Prirazlomnaya, di proprietà della Net Shelf, una controllata di Gazprom, nelle gelide acque del Mar di Pechora, sezione del mar di Barets.
L’azione rientra nel più vasto progetto della campagna #Savetheartic con la quale l’associazione internazionale ecopacifista più nota al mondo sta cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica sui pericoli delle trivellazioni, in un’area che accoglie ben tre riserve naturali: patria di orsi polari, trichechi e rari uccelli marini.
Partiti dalla nave Articsea, uno dei cinque gommoni è stato fermato dalla Guardia Costiera russa, gli altri quattro, invece, sono riusciti a portarsi proprio sotto la stazione petrolifera dopo che, sempre la Guardia Costiera, aveva sparato ben undici colpi di avvertimento contro la nave, minacciando di aprire il fuoco contro la nave stessa oltre che richiedere di salire a bordo in maniera “illegale e ingiustificata”, recita il comunicato di Greenpeace.
A questo punto comincia la scalata dei due attivisti, uno finlandese l’altro svizzero, che sono riusciti a salire sulla stazione nonostante il massiccio impiego di idranti. Adesso sono detenuti dalle autorità marittime russe.
Dalla Ong fanno sapere che al momento non vi sono climber sulla piattaforma ma la Articsea, che conta nel suo equipaggio anche un italiano, è rimasta nei paraggi della piattaforma contro la quale si è svolta l’azione di protesta.
Protesta che comunque, sottolinea Ben Ayliffe responsabile della campagna, si è mantenuta “pacifica” e che si è vista rispondere “con un uso sproporzionato della forza”, d’altronde “ le autorità russe da sempre difendono le società petrolifere, ma il vero pericolo non viene da Greenpeace – ha aggiunto – ma dalla Gazprom e dalle altre società che vogliono trivellare l’Artico a tutti i costi”.
L’estrazione di greggio offshore, infatti, è considerata dalla Russia una priorità per mantenere alto il livello di produzione: il più alto sullo scenario globale con non meno di 10 milioni di barili al giorno nell’ultimo decennio.
Importanti aziende come Exxonmobil, Eni e Statoil hanno stretto accordi con Gazprom per lo sfruttamento della regione, le estrazioni, però, non sarebbero dovute partire prima del prossimo decennio. Ultimamente Gazprom, invece, ha fatto sapere che si prevede di cominciare le trivellazioni già nel 2014.
Greenpeace si è mossa immediatamente ritenendo che il rischio di versamenti sia altissimo e che “Gazprom non sarebbe pronta a fermarlo se si verificasse”. Inoltre, secondo quanto afferma Greenpeace Russia, “il piano di emergenza per la mitigazione della fuoriuscita di petrolio di Gazprom Neft Shelf è scaduto, cioè le trivellazioni che si stanno facendo qui sarebbero illegali ai sensi della legislazione russa”.