Dati AGCom Giugno 2013
Giugno 2013 è un mese a due facce: da un lato le elezioni amministrative che hanno visto importanti avvicendamenti a Roma e in molte città capoluogo del Paese, dall’altro, verso la fine del mese, lo scandalo kazako che ha visto coinvolto il nuovo Ministro degli Interni Angelino Alfano.
Come riportano i dati AGCom relativi a questo mese, le ore di informazione politica complessive sono state 374, un valore pressoché identico a quello del mese precedente e pertanto poco adeguato ad un periodo così rilevante soprattutto dal punto di vista elettorale.
Dati AGCom giugno 2013 |
Dati AGCom 2013 aggregati per mese |
Dall’analisi dei dati grezzi emerge un vero e proprio ritorno al passato, con il PdL saldamente primo partito ed il PD schiacciato all’angolo. Addirittura il M5S si piazza seconda forza politica in televisione arrivando quasi a pareggiare da solo l’intera coalizione di centrosinistra.
Il PdL si mantiene in realtà sui livelli del mese precedente, è invece il PD che scivola verso il silenzio televisivo con un -4% rispetto al mese precedente e più che dimezzando i livelli record del mese di aprile. È significativo come il partito che comunque ha vinto la tornata elettorale amministrativa di giugno non abbia ricavato da questo evento alcun beneficio mediatico.
Il M5S si presenta in crescita dopo i mesi precedenti di isolamento, ma nel caso della formazione grillina l’attenzione dei telegiornali si è più che altro focalizzata sul flop – rispetto alle attese – alle amministrative, quindi si tratta di un’attenzione in qualche modo non proprio gradita.
Osservando i dati grezzi a livello istituzionale, si nota una sostanziale stabilità dei dati di Enrico Letta, mentre il suo esecutivo, unica voce a superare il 20% del tempo totale, diventa immediatamente protagonista della scena telegiornalistica italiana.
Dati AGCom giugno 2013 aggregati per area politico-culturale |
Dati AGCom 2013 aggregati per area politico-culturale |
Osservando l’andamento delle coalizioni, quindi senza considerare il tempo istituzionale, si nota come i movimenti sopra evidenziati siano effettivamente amplificati: questo significa come nessuna delle forze in campo abbia sostanzialmente avuto scambi percentuali con i tempi istituzionali, ma vi siano stati veri e propri travasi di attenzione da una coalizione all’altra.
In particolare, appare evidente come sia il centrosinistra in questo caso a soffrire (-11%), a tutto vantaggio – almeno in termini numerici – del MoVimento 5 Stelle (+8%), mentre la coalizione berlusconiana rosicchia circa il 3%.
Continua la marginalità degli altri attori politici, dalla sinistra estrema scomparsa completamente dalla scena già dopo le elezioni a Monti, relegato alle percentuali della sola FLI durante la campagna elettorale.
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