L’Albania si allinea all’UE e rifiuta trasferimento della propria ambasciata a Gerusalemme
La missione diplomatica dell’Albania resterà per il momento a Tel Aviv. Questa la decisione presa dal Primo Ministro Edi Rama, che venerdì scorso ha dichiarato di non essere intenzionato ad accogliere la proposta statunitense di spostare l’ambasciata di Tirana a Gerusalemme.
Il 56enne Primo Ministro ha motivato la propria scelta sostenendo che sulla questione israelo-palestinese la posizione del proprio Paese si allinea per ora con quella dell’Unione Europea. Rama ha inoltre sottolineato che l’Albania è l’unico paese non-membro dell’UE nella regione balcanica a non essersi mai discostato dalla linea ufficiale di Bruxelles in questioni di politica estera.
Con il rigetto della proposta statunitense, dunque, Tirana desidera dimostrare alle istituzioni comunitarie di essere un partner affidabile e ideologicamente vicino in materia di politica estera. L’Albania, Paese che dal 27 giugno 2014 è ufficialmente candidato a diventare membro dell’Unione Europea, non vuole infatti correre il rischio di discostarsi dalla posizione ufficiale di Bruxelles. Accettare la proposta della Casa Bianca avrebbe senza dubbio suscitato polemiche con l’Europa, rallentando considerevolmente il già complesso e periglioso processo di adesione all’Unione.
Nella lettera consegnata dall’ambasciatrice statunitense Yuri Kim al Primo Ministro albanese, postata da quest’ultimo sulla propria pagina Facebook, oltre all’invito a spostare la sede diplomatica a Gerusalemme, si possono leggere i ringraziamenti del Presidente Trump per il ruolo ricoperto da Tirana nell’azione di contrasto all’influenza cinese. La Casa Bianca si congratula inoltre con l’Albania per il suo ruolo nella cosiddetta “Iniziativa Tre Mari”, ne chiede l’uscita dal patto di cooperazione “17+1” con la Cina ed auspica la firma di un Memorandum tra Washington e Tirana sulla tecnologia 5G. L’inquilino della Casa Bianca ringrazia ulteriormente l’Albania per aver supportato la normalizzazione dei rapporti economici tra Serbia e Kosovo, lodando anche il sostegno di Tirana alla firma degli Accordi di Abramo tra Israele, Emirati Arabi Uniti e Bahrein.
La decisione del Primo Ministro albanese si pone in contrasto con le dichiarazioni di Serbia e Kosovo, che nel mese di settembre avevano entrambe aperto alla possibilità di spostare le proprie sedi diplomatiche nella città santa. Le dichiarazioni di Belgrado e Pristina erano giunte a margine della firma, avvenuta a Washington, di un patto di normalizzazione dei rapporti economici tra i due paesi.
Benché non definitiva, tale scelta aveva suscitato reazioni discordanti: Stati Uniti e Israele avevano accolto positivamente la notizia, mentre i paesi europei avevano espresso il proprio disappunto tramite le parole di Peter Stano, portavoce per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell’Unione Europea. Stano ha affermato che la scelta di Serbia e Kosovo, entrambi paesi che aspirano a diventare membri della comunità europea, non è compatibile con la politica di Bruxelles, la quale sostiene la soluzione a due stati con Gerusalemme capitale di Israele e Palestina e rifiuta qualsiasi decisione unilaterale che possa compromettere il dialogo tra le parti.
La decisione di Edi Rama, se da una parte strizza l’occhio a Bruxelles, dall’altra non comporterà probabilmente un raffreddamento dei rapporti diplomatici sia con gli Stati Uniti, sia con Israele. Tirana, che con gli Stati Uniti ha ristabilito relazioni diplomatiche solo nel 1991, dopo la caduta del regime comunista, è dal 2009 membro della NATO e mantiene con Washington posizioni comuni per quanto concerne importanti interessi strategici, come non ha mancato di sottolineare Rama nella risposta alla lettera del presidente USA. Anche con Israele il piccolo Paese balcanico continuerà a mantenere cordiali rapporti diplomatici. Il Primo Ministro albanese ha ricordato lo stretto legame del proprio Paese con Israele, evidenziando il fatto che l’Albania sia risultata l’unico Paese europeo che durante la Seconda Guerra Mondiale ha visto crescere il numero di ebrei al proprio interno, a dimostrazione della profonda affinità che lega i due popoli.