USA2020, la corsa in Ohio deciderà di nuovo chi vincerà?

Pubblicato il 22 Ottobre 2020 alle 15:56 Autore: Domenico Maria Pellecchia

Nessun repubblicano ha mai vinto le elezioni senza vincere in Ohio. Le contee popolate saranno la prova che i democratici hanno riacquistato consenso, e che Donald Trump l’ha perso.

L’Ohio è lo swing state che da moltissimi anni vota sempre per il candidato che poi vincerà le elezioni, e nessun candidato repubblicano ha mai vinto le elezioni senza vincere in Ohio. Con 11,747,700 milioni di abitanti è il settimo stato per densità di popolazione. La capitale è Columbus, ed è anche la città più abitata con 850,000 residenti. La popolazione è nettamente bianca (81,51% dei cittadini), con una fitta minoranza di neri (12,35%). Gli asiatici (2,15%) detengono il record di laureati (il 60, 91% di loro raggiunge la laurea) mentre le altre minoranze hanno livelli di istruzione più bassi.

Il sistema di voto americano non tiene conto del totale complessivo dei voti, ma fa fede ai Grandi Elettori e per questo negli Stati Uniti non vince il candidato più votato ma quello che prende più voti in determinati stati. L’Ohio – con i suoi 18 voti elettorali – ha 88 contee di cui solo una decina densamente popolate, e Obama riuscì a vincere perché gli elettori che si mobilitarono di più furono quelli dei grandi centri abitati come Columbus e Cleveland, mentre la Clinton perse proprio perché gli stessi elettori non confermarono il loro supporto nella sfida del 2016. Per Biden sarà fondamentale ritrovare un’ampia partecipazione al voto nelle contee vinte da Obama. L’intera Rust Belt, nello specifico, sarà chiamata ad una prova di partecipazione: quattro anni fa Trump portò a casa Pennsylvania, Michigan e Winsconsin oltre all’Ohio.

Nel 2016 Trump vinse quasi dappertutto

Nel 2016 Donald Trump riuscì a strappare l’Ohio ai democratici. Nella mappa delle contee si può vedere come il risultato del tycoon fu molto più netto rispetto alla tornata precedente: nel 2012 Obama riuscì a vincere per poco più di 100,000 voti, mentre Trump vinse grazie ad un margine di quasi 400,000 voti recuperandone molti nelle contee vinte da Obama, sfruttando un calo nella partecipazione al voto per Hillary Clinton, caratteristica degli Stati della Rust Belt che fino al 2016 venivano considerati un vero e proprio blue wall.

Come si vede dalla mappa, le pivot counties che votarono per Obama nel 2008 e nel 2012 ma per Trump nel 2016 sonoben nove:

Mid Term 2018

Nel 2018 i democratici hanno strappato un seggio al Senato grazie alla vittoria di Sherrod Brown su Jim Renacci, mentre alla Camera i repubblicani hanno perso parecchi punti percentuali – arrivando a vincere con un margine di soli +4 punti nel primo e nel dodicesimo distretto –  e hanno perso anche quattro dei sedici seggi per la Camera. Nelle due mappe si può vedere l’influenza del “gerrymandering”, l’abitudine di ridisegnare i confini dei distretti elettorali per favorire un partito nello specifico. In Ohio questi confini sono stati disegnati nel 2016 e potranno essere cambiati solo nel 2022, in occasione delle prossime midterm; in generale, però, è significativa la sproporzione di voti nelle aree solitamente democratiche, dove alla camera il GOP vince comunque grazie ai distretti ridisegnati ad hoc. Nelle elezioni generali e per il Senato questo non avviene: infatti i democratici hanno più speranze di vittoria.

Come sta andando la corsa

Nel 2016 Trump vinse in Ohio grazie ad una solida coalizione di elettori bianchi omogeneamente collocati tra le fasce di istruzione, mentre la Clinton perse molti voti fra i bianchi non-laureati, come in tutta la rust belt. Oggi la situazione appare diversa: in un recente sondaggio di FOX/Quinnipac, il Presidente ha perso 12 punti fra i bianchi laureati, e addirittura 10 nei suburbs, dove quattro anni fa vinse di circa 20 punti.

Il calo di punti nei sondaggi dell’Ohio si vede, eccome: Trump a settembre e in parte ad ottobre ha passato molto tempo nello stato, sperando di consolidare la base che lo fece vincere nel 2016 e che sarà importante il 3 novembre; la domanda è però tutta politica: la sua presidenza avrà consolidato il segmento di elettori sui quali ha investito nel 2016, oppure li ha allontanati dal partito? Il sondaggio FOX/Quinnipac mostra come il sostegno ai due candidati sia pressoché uguale: entrambi hanno un tasso di approvazione del 45%, segno che Trump ha perso parecchio terreno rispetto a quattro anni prima.

Biden e Trump hanno ristretto la cerchia di stati chiave per la vittoria: se da un lato le due campagne stanno investendo molto in Florida, Pennsylvania, North Carolina, Michigan, Winsconsin e Arizona, dall’altro in Ohio i dem hanno deciso rispondere ai numerosi sforzi economici che la campagna di Trump ha intrapreso da tempo. Dopo un investimento di quasi 30 milioni di dollari da parte dei repubblicani, Biden ha cominciato ad incrementare la spesa in pubblicità televisiva di 4 milioni per quest’ultimo mese di campagna.

Mai come quest’anno gli americani si stanno affidando al voto per posta a causa della situazione d’emergenza dovuta al coronavirus. Il funzionamento è semplice: in alcuni stati occorre farne richiesta, mentre in altri è sufficiente essere un elettore. Nel primo caso si riceve a casa una scheda elettorale da compilare e firmare. Quest’anno – considerata la mole in aumento di voti per corrispondenza – potrebbe crearsi una situazione per cui il risultato delle elezioni si avrà qualche giorno dopo il 3 novembre, dopo aver scrutinato tutti i voti via posta.

Su 2,648,547 di schede richieste, ne sono già tornate almeno 1,855,709. Nel 2016 l’affluenza totale dello stato fu di 5,235,169 votanti: la percentuale di elettori che ha già votato a queste elezioni è dunque del 35%, ma prima dell’Election Day aumenterà ancora. Il voto via posta solitamente è appannaggio dei democratici, ma in Ohio le contee con la più alta percentuale di early voting sono quelle in cui Trump vinse nel 2016: se l’affluenza in queste contee dovesse essere più alta del 2016, considerato il voto anticipato, potrebbe essere un buon segno per la campagna di Biden.

Come dicevamo, in Ohio solitamente il candidato che vince è lo stesso che poi vincerà le elezioni, caratteristica che rende lo stato un trendsetter. Sia FiveThirtyEight che RealClearPolitics assegnano all’Ohio un pareggio: i suoi 18 grandi elettori (dati dalla somma dei deputati e senatori che lo stato elegge) saranno probabilmente oggetto di contesa per tutta la notte elettorale, insieme a quelli di Arizona, Georgia, Florida e North Carolina. Attualmente, la mappa elettorale attribuisce una netta vittoria a Biden, al quale basterebbe vincere in almeno due di questi stati per assicurarsi la vittoria.

 

** AGGIORNAMENTI MEDIA SONDAGGI 3/11 **

Fonte: FiveThirtyEight

  • OHIO: Trump 49.8 – Biden 49.2