E’ cominciata all’alba l’operazione dei ROS e del Comando dei Carabinieri di Roma che ha portato all’arresto di due giovani incensurati, Gianluca Iacovacci e Adriano Antonacci, considerati appartenenti alla Federazione Anarchica Informale (FAI) e al Fronte Rivoluzionario Internazionale
I due arrestati sono accusati di associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico, atti di terrorismo con ordigni micidiali o esplosivi, incendio, furto aggravato in concorso e deturpamento e imbrattamento di cose altrui.
Secondo gli inquirenti, Iacovacci e Antonacci sarebbero stati gli autori materiali di 13 attentati compiuti a Roma, in zona Castelli romani, nel periodo 2010-2013. I Carabinieri della Capitale ritengono che ci sia una chiara matrice anarchica nei blitz, da cui dipende l’accusa di terrorismo.
I due anarchici, stando alle indagini, avrebbero colpito banche, pompe di benzina, attività commerciali e le filiali di zona di Enel ed Eni. La loro cattura è stata possibile grazie all’impiego delle intercettazioni e all’esame del DNA svolto su alcuni ordigni che sarebbero stati confezionati dagli accusati.
Nelle conversazioni catturate dagli inquirenti, i due avrebbero parlato di “attentati in difesa dell’ambiente, contro il capitalismo”, della necessità “di un’azione diretta” e della “inutilità della rivoluzione sociale” pacifica. Alcuni di questi slogan sono stati scritti direttamente sui muri dei siti colpiti.
La Procura della Repubblica di Roma ha avanzato per i due la richiesta d’arresto, ritenendo che il profilo genetico di Iacovacci fosse compatibile con il DNA rinvenuto sull’ordigno esploso il 19 luglio 2012 a Frascati, davanti alle sedi di Unicredit e BNL, e su quello inesploso dell’11 dicembre 2012, presso la Banca del Credito Cooperativo di Toniolo a Genzano.
Inoltre si pensa che Iacovacci e Antonacci appartengano all’ala più intransigente della FAI, quella che fa capo alla sigla internazionale della Cospirazione delle Cellule di Fuoco. Quest’ultima ha organizzato la spedizione punitiva contro Roberto Adinolfi, l’ingegnere gambizzato a Genova il 7 maggio 2012.